Con il perdurare della crisi Covid, che sta entrando nella seconda ondata, la Commissione europea ha deciso di allargare le maglie per gli aiuti pubblici alle imprese, il cosiddetto Temporary framework. Quest’ultimo altro non è che una deroga agli articoli 107 e 108 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea che, appunto, vieta gli aiuti di stato. Considerando che le restrizioni necessarie per contenere la diffusione del virus continua a colpire direttamente le catene di approvvigionamento e i consumi – questo è il ragionamento della Commissione presieduta da Ursula von der Leyen – è stato deciso di prorogare fino a giugno 2021 la possibilità di andare in soccorso alle imprese che affrontano un’improvvisa carenza o un’indisponibilità di liquidità, in particolare quelle di piccole dimensioni “che sono particolarmente a rischio”. Dunque, tutte le misure che sono già in corso possono essere rinnovate dai governi, dagli aiuti diretti alle garanzie sui prestiti e anche gli interventi sull’ equity, vale a dire le ricapitalizzazioni con soldi pubblici. E c’è una novità che, in teoria, potrebbe rappresentare un importante sostegno per il sistema produttivo dell’Italia costituito in stragrande maggioranza di pmi.
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