Per uscire dalla crisi i governi devono aumentare la spesa in conto capitale: "Inizialmente manutenzione delle infrastrutture esistenti, poi rilanciare i progetti esistenti, infine nuovi progetti nel digitale e nel green”. Controllo del defitcit e del debito pubblico non sono più una priorità, il Fmi ha cambiato idea? “La teoria economica è quella di sempre, sono le situazioni a essere cambiate: ora ci troviamo in depressione. Già un anno fa raccomandavamo più investimenti pubblici, anche visti i tassi negativi”.
La crisi causata dal Covid ha cambiato il modo di guardare all’economia: il deficit e il debito pubblico non sono più una priorità, almeno per il momento. Dopo il crollo del pil nel 2020 e gli stimoli fiscali dei governi per sostenere persone e imprese pari a 11,7 mila miliardi di dollari, quasi il 12% del pil globale, il Fondo monetario internazionale (Fmi) suggerisce agli stati di spendere ancora, ma per gli investimenti. Nell’ultimo Fiscal monitor, il Fondo dedica un capitolo all’importanza della spesa in conto capitale per uscire dalla crisi, soprattutto nelle economie avanzate: rafforzare il sistema sanitario, sviluppare le infrastrutture digitali, affrontare la sfida del cambiamento climatico. “Nella prima fase della crisi gli interventi fiscali sono stati giustamente un salvagente per famiglie e imprese – dice al Foglio Paolo Mauro, vicedirettore del dipartimento degli Affari fiscali del Fmi – ma col cambiare delle fasi l’intervento pubblico può evolvere, soprattutto una volta che l’epidemia è sotto controllo. Per far ripartire l’economia, abbiamo rinnovato la raccomandazione di un maggiore investimento pubblico, perché veniamo da decenni in cui questo tipo di spesa è stata bassa. Negli Stati Uniti i ponti hanno un’età media di 45 anni, in Francia un quarto del sistema idrico dovrebbe essere sostituito. Sono esempi che si possono generalizzare per tutti i paesi avanzati”.
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