Tania Scacchetti, della segreteria della Cgil, replica a chi ha definito le minacce di scioperi “un brutto segnale”, sostenendo che invece sarebbero “un messaggio di responsabilità per il Paese”. Francamente è difficile capire il perché. Se è vero che ci sono molti contratti il cui rinnovo è in ritardo, è ancora più evidente che quella che sta vivendo l’economia è una fase eccezionale che richiede comportamenti adeguati. Per i settori che non hanno subìto troppi danni particolari, come quello alimentare, i contratti si fanno, nonostante l’opposizione di Confindustria. Per le imprese che sono invece state chiuse per mesi, che non hanno un rifornimento regolare di materie prime o semilavorati, che si confrontano con mercati timorosi, invece è impossibile affrontare i rinnovi contrattuali, di categoria o aziendali, come si faceva in passato. D’altra parte lo sciopero, in questi casi, che sono quelli più numerosi, è una pistola scarica. Ridurre la produzione di aziende al lumicino può solo dare la spinta definitiva verso il fallimento. I sindacati lo sanno benissimo, quindi dovrebbero trarne le conseguenze. Se non lo faranno per una insuperabile coazione a ripetere, è necessario che il governo si faccia sentire.
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