O il ministro per i Beni culturali non si è accorto che sta chiedendo di istituire qualcosa che già esiste. Oppure ci sta dicendo che la Rai non sarà mai capace di “proiettare nel futuro” lo spettacolo italiano e raggiungere i giovani attraverso le nuove tecnologie. Non solo: è talmente inefficiente che Cdp, con soli 10 milioni, potrebbe fare ciò che la tv di Stato non è capace di fare con 2 miliardi all’anno
Non sappiamo come reagiranno i partner europei, che stanno negoziando sui termini di Next Generation Eu, alla proposta di Dario Franceschini di usare i soldi dei frugali per creare “la Netflix della cultura italiana”. L’idea del ministro per i Beni culturali è quella di creare, a partire dai 10 milioni di euro affidati a Cassa depositi e prestiti, “una piattaforma digitale pubblica, a pagamento, la quale possa offrire a tutta Italia e tutto il mondo l’offerta culturale del nostro Paese”. Secondo gli interpreti del verbo franceschiniano questa piattaforma dovrebbe rivitalizzare e “proiettare nel futuro” lo spettacolo italiano rendendo disponibili tutti i contenuti (musica, teatro, danza e arti circensi) ai giovani “abili alle fruizioni su internet”.
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