Quando è scoppiata la pandemia, l’industria alimentare italiana veniva da un triennio dinamico, grazie all’espansione sui mercati esteri che ha trainato la domanda. Neanche la guerra dei dazi scatenata da Donald Trump, che pure mirava a colpire alcuni comparti del Made in Italy come liquori e aperitivi, formaggi e carni preparate, era riuscita a frenare il progresso. Una vitalità che si è rivelata fondamentale quando il settore ha dovuto affrontare la sfida al Covid-19 confermando la sua capacità di adattamento alle crisi economico-finanziarie e adesso anche sanitarie. Basta un dato: nei primi sette mesi del 2020, a fronte di un calo della produzione industriale del 18 per cento, il settore alimentare si è contratto del 2,8 per cento.
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