Sulla patrimoniale la sinistra marcia divisa per sbagliare unita
Due proposte diverse di tassazione sui patrimoni, Leu tendenza Fratoianni e Leu tendenza Bersani, una ispirata alla Spagna di Podemos e l'altra alla Francia di Hollande: conti sballati e scarsa realizzabilità. Ma minacciare nuove tasse in una fase di incertezza produce comunque effetti negativi
La sinistra è divisa sulla patrimoniale. Non solo nel senso che una parte la vuole, quella più radicale rappresentata da Leu e da un pezzo del Pd (anch’esso diviso), e un’altra parte non la vuole, quella governativa rappresentata dal ministro dell’Economia Roberto Gualtieri e dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio (è un progressista ora, no?). Ma anche nel senso che la parte che la vuole è a sua volta divisa su che tipo di ulteriore patrimoniale introdurre. Da un lato c’è infatti l’emendamento elaborato da Leu tendenza Sinistra italiana, presentato da Nicola Fratoianni e sottoscritto da diversi deputati del Pd come Matteo Orfini. Dall’altro c’è invece l’emendamento elaborato da Leu tendenza Articolo Uno, presentato dal capogruppo Federico Fornaro e sottoscritto da Pier Luigi Bersani e altri. La prima è una tassa progressiva, mentre la seconda è una flat tax.
La proposta Leu-Fratoianni si ispira alla spagnola “Impuesto sobre el Patrimonio”. Nella sua versione italiana, l’imposta prevede un’aliquota progressiva che va dallo 0,2% a partire da 500 mila euro di patrimonio allo 0,5% sopra il milione, fino al 2% sopra i 50 milioni. Più che una semplice nuova tassa, secondo i proponenti si tratterebbe di una riforma della tassazione patrimoniale che mira ad abolire l’Imu per spostare il carico fiscale in senso progressivo verso i grandi proprietari, portando nelle casse dello stato circa 18 miliardi l’anno. Dato che il gettito Imu è di circa 20 miliardi, vuol dire che la nuova patrimoniale dovrebbe raccogliere quasi 40 miliardi di euro dai ricchi. Sembra una cifra un po’ spropositata, come ha evidenziato il presidente della commissione Finanze Luigi Marattin (Iv). Basta prendere proprio la patrimoniale spagnola per fare un confronto: il governo socialista di Pedro Sánchez, su iniziativa della sinistra radicale di Podemos, ha alzato l’aliquota dell’1% per i patrimoni sopra i 10 milioni di euro. Il gettito stimato dal governo spagnolo nella sua legge di Bilancio per il 2021 è di massimo 339 milioni di euro, quanto basta a coprire l’acquisto dei banchi scolastici con e senza rotelle (altro che abolizione dell’Imu). Oppure quanto il governo italiano potrebbe recuperare semplicemente chiedendo il Mes sanitario attraverso un risparmio sugli interessi. La proposta Leu-Bersani è invece una flat tax dell’1% sui contribuenti con una ricchezza superiore a 1,5 milioni di euro, molto più elevata per patrimoni inferiori, che ricorda la francese “Impôt de solidarité sur la fortune”, che a dispetto del nome non ha avuto molta fortuna (faceva raccogliere circa 4 miliardi sotto Hollande ma Macron l’ha sostituita con un’imposta molto meno pesante da 1,3 miliardi di gettito).
È evidente che nessuno abbia fatto bene i conti, perché tanto il vero obiettivo è sbandierare il vessillo della patrimoniale per mostrarsi più di sinistra dell’altro. D’altronde non è possibile immaginare l’introduzione di un’imposta molto complicata attraverso un emendamento alla legge di Bilancio. La cosa da un lato conforta, perché vuol dire che al momento non c’è nulla di serio nella proposta di aumentare le tasse in un paese che ha già la pressione fiscale tra le più alte al mondo e la tassazione sui patrimoni nella media Ocse. Dall’altro sconforta, perché in un momento di crisi e incertezza come questo le minacce di ulteriori e pesanti patrimoniali non servono ad altro che a far rallentare gli investimenti, aumentare il risparmio precauzionale e fuggire i capitali.