Per tentare di governare la nuova normalità i giganti della moda sono entrati in un’ottica dominata dalla flessibilità, mossi dalla convinzione che “il naufragio del 2020 costringerà tutti noi a puntare su un'offerta più mirata, tale da combinare il meglio dei servizi offerti dall’uomo e il meglio dei servizi offerti dagli algoritmi”, ci dice il capo della Tod’s
Diego Della Valle ci pensa un attimo e poi la mette giù così: “Il Covid ci ha costretto a cambiare le nostre coordinate e più che provare a cancellare tutto ciò che ha portato con sé quest’anno tremendo bisogna provare, nel mondo del business, a trovare una nuova formula per adattarsi a un mondo che cambia senza pensare che il mondo possa tornare a essere quello che era prima”. La pandemia che fa più notizia, lo sappiamo, è quella scandita una volta al giorno, in tutto il mondo, dal numero di morti, dal numero di contagi e dal numero di persone ricoverate a causa del Covid-19 e per forza di cose l’emergenza sanitaria è una notizia che tende a prevalere su tutto e che tende a cancellare tutto il resto. Ma ora che un vaccino sembra essere davvero alle porte (le prime dosi arriveranno in Italia a gennaio, ieri il vaccino della Pfizer è stato autorizzato in Gran Bretagna) la speranza che l’incubo pandemico possa dissolversi in un tempo ragionevole è qualcosa in più di una semplice utopia ottimistica. Ed è una speranza che ci può aiutare a mettere a fuoco altre emergenze, sempre legate alla pandemia, per le quali un vaccino ancora non c’è.
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