Le risorse del programma Next Generation Eu rappresentano per l’Italia una doppia sfida: non solo finanziare la ripresa post Covid, ma anche (e soprattutto) accorciare il gap di produttività rispetto al resto d’Europa. L’enormità della posta in gioco rischia di far passare in secondo piano un tema cruciale: l’iniezione di denaro nell’economia è al più una condizione necessaria per la crescita, di certo non sufficiente. L’intervento di Fabrizio Barca e Mario Monti sul Corriere del 13 dicembre rappresenta un utile punto di partenza per una discussione più ampia. Barca e Monti suggeriscono di articolare la progettualità del Recovery plan secondo il “linguaggio dei risultati” (cioè la definizione dei “risultati attesi, misurabili e verificabili”) e la “grammatica della gestione” (a partire dalla rigenerazione della Pa). A nostro avviso, occorre aggiungere un tassello: quella che potremmo chiamare “ortografia della valutazione”. Vale a dire: disegnare i nuovi interventi tenendo conto della migliore evidenza disponibile sulle esperienze passate; e aprirsi alla valutazione, anche da parte di terzi, di quelli in itinere.
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