Come va? So che è una domanda retorica. Per lei sarà un disastro”. “Ma che dice, non ho mai lavorato tanto”. Il banchiere d’affari incontrato in una delle scarse occasioni conviviali, è perentorio quanto sorprendente. Ma come, e la crisi? Non stiamo tutti pancia a terra cercando di nuotare? “Invece – continua il banchiere – molte cose si sono messe in moto, anche se non appaiono”. E lì a snocciolare l’inglese: ai-pi-ou (Ipo), em-and-ei (M&A), insomma prime quotazioni in Borsa, fusioni e acquisizioni, e via di questo passo. Certo, se prendiamo la media, siamo sotto il 2019, ma è colpa del lockdown totale nella prima metà dell’anno, poi le cose sono cambiate e il nostro commensale è convinto che cambieranno ancora di più. Questa volta l’onda attraversa non solo i grandi, ma il capitalismo familiare, le medie imprese, le piccole, insomma l’intero modello italiano è in movimento: distretti, filiere, reti. Tra gennaio e l’autunno sono state realizzate dieci maggiori acquisizioni per 28,5 miliardi di euro: spiccano Inwit-Vodafone Towers (5,3 miliardi) o Intesa-Ubi (4 miliardi).
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