Un piccolo sforzo di memoria e andiamo alla metà del settembre scorso per rivedere i primi passi del decreto intestato alle semplificazioni. Non c’è molta distanza temporale ma un po’ di impegno ci vuole per rievocare intenzioni e obiettivi di quel provvedimento. Perché tra quei giorni e ora siamo stati travolti dalla seconda ondata epidemica e dalla prima scossa politica seria nella maggioranza, due choc che stanno imponendo modifiche all'agenda governativa. Nello stesso tempo sono partite le due grandi iniziative per uscire dalla crisi sanitaria, con il piano next generation e con la campagna di vaccinazione, ed è arrivato il momento di riguardare al decreto settembrino e di riadattarlo o recuperarne le ragioni per altre modifiche legislative. Nel decreto le opere pubbliche maggiormente interessate sono quelle di importo medio-piccolo assegnate da enti locali. Importanti per il tessuto di pmi ma non troppo rilevanti per il grande piano di investimenti in arrivo, di cui comunque beneficeranno indirettamente. Per fare in modo che l’esecuzione dei progetti non vada a sbattere, vanificando gli effetti pratici e quelli espansivi del next generation, serve che l’obiettivo della semplificazione sia esteso alle grandi opere infrastrutturali.
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