“Il consolidamento bancario è opportuno e in alcuni casi necessario”, ha detto ieri il presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro, ricordando anche il monito che su questo tema arriva dai regolatori europei. Ma è un dato di fatto che la crisi di governo rischia di rallentare il processo di privatizzazione del Montepaschi e, indirettamente, di inibire il risiko che sullo scacchiere del credito si era avviato. Questo perché la crisi di Palazzo Chigi potrebbe portare al blocco delle attività del Mef e anche perché in questi casi sorge la classica questione di opportunità politica e cioè che a benedire un’operazione strategica come la dismissione di una banca debba essere un’eventuale nuova maggioranza. Ufficialmente, le cose vanno avanti spedite con i consulenti di Mps, Mediobanca e Credit Suisse che si apprestano ad aprire la data room per sondare tutti i potenziali partner (oltre a Unicredit), ma dietro le quinte il clima è di traccheggiamento generale tra il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, deciso ad andare fino in fondo sulla strada dell’uscita dal capitale di Siena e il Movimento 5 Stelle, che potrebbe approfittare del caos nell’esecutivo per rendere più incisiva la sua posizione contraria alla privatizzazione e sostenitrice di una soluzione in mani pubbliche, magari nel quadro di una fusione con PopBari e Carige.
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