C’era attesa, erano pronti i collegamenti tv con voce concitata, c’erano gli hashtag da buttare in rete. Una parte della politica italiana e una parte ancora maggiore di chi la politica la commenta e la racconta erano lì ad aspettare con ansia crescente l’arrivo dei forconi e dell’autunno caldo. Al disagio, alle terribili norme ammazza-impresa, non può che seguire l’insurrezione, dicevano in tanti, mentre dall’opposizione di destra si assaporava il gusto della protesta per farne uno strumento prima politico e poi elettorale. Tutto legittimo, anche se un po’ troppo razionale e furbetto in tempi come questi. Intanto passavano i mesi, l’autunno veniva archiviato e solo ieri arrivava il colpo, un po’ fuori tempo ora che qualche spiraglio di salvezza comincia a vedersi. E ancora di più si percepiva un po’ di sfasamento, perché sfruttare un disastro mondiale con l’obiettivo di consensi opportunistici è una sfida agli dèi della politica. E non porta bene.
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