Sospendere i brevetti non è una soluzione alla carenza di dosi, quando a mancare è la capacità produttiva. E sviluppare vaccini non è come fare mascherine. Lo sforzo produttivo e cooperativo di Big Pharma è massimo, come dimostra il caso Sanofi
Una delle criticità principali per la vaccinazione di massa – da noi in Europa e a maggior ragione nel resto del mondo meno sviluppato – è la disponibilità di dosi. Non ce ne sono per tutti. Questa scarsità dipende da due fattori: il primo è regolatorio e riguarda il rilascio delle autorizzazioni; il secondo è industriale e riguarda la scalabilità della produzione dei vaccini autorizzati. Attualmente nel mondo sono stati autorizzati 10 vaccini, anche se non tutti per tutto il mondo (ad esempio nessuno dei vaccini cinesi, russi o indiani è stato approvato nei paesi occidentali), e sono stati siglati contratti per circa 8 miliardi di dosi per il 2021, che bastano più o meno per la metà della popolazione mondiale, anche se limitandoci ai vaccini per ora approvati le dosi sono 3,8 miliardi. E’ un problema soprattutto per i paesi in via di sviluppo che dovranno in gran parte fare affidamento su Covax, il programma dell’Oms e della Gavi Alliance che si è assicurato 2 miliardi di dosi entro il 2021 per coprire il 20% dei paesi più vulnerabili in Asia, Africa e Sud America, anche se il progetto soffre del ritardo nell’approvazione di diversi vaccini e delle difficoltà logistiche per quelli che richiedono temperature molto basse di conservazione.
Abbonati per continuare a leggere
Sei già abbonato? Accedi Resta informato ovunque ti trovi grazie alla nostra offerta digitale
Le inchieste, gli editoriali, le newsletter. I grandi temi di attualità sui dispositivi che preferisci, approfondimenti quotidiani dall’Italia e dal Mondo
Il foglio web a € 8,00 per un mese Scopri tutte le soluzioni
OPPURE