Sono passati dieci mesi dalla famigerata gaffe di Christine Lagarde che, a marzo 2020, rispondendo a una domanda riferita all’Italia, disse: “Non siamo qui a comprimere gli spread”, mandando in tilt i mercati finanziari dell’Eurozona. In realtà, gli spread sovrani la Bce li ha compressi eccome, grazie al maxi programma di acquisto di titoli di stato (il Pepp) varato in seguito allo scoppio della pandemia e successivamente ampliato fino a 1.850 miliardi. Il differenziale tra Btp e Bund tedeschi, per esempio, è sceso di 70-80 punti in questi dieci mesi. La conferma che l’Italia sia stato il paese che più ha beneficiato del paracadute sta nel fatto che lo spread ha subìto solo un piccolo scossone in seguito alla crisi di governo scoppiata a inizio gennaio (ieri ha chiuso a 116 punti). Sollecitata dai giornalisti nella conferenza stampa che ha seguito il board della Bce, Lagarde è tornata sul tema pesando, questa volta, le parole: “Al momento – ha detto – non vediamo sviluppi nei rendimenti di un singolo paese che possano rappresentare un problema per le condizioni finanziarie dell’Eurozona nel suo insieme”.
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