Chi ha memoria storica non ricorda nulla di simile dai tempi del sostegno a Guido Carli ministro del Tesoro, parliamo del triennio 1989-1992, al tramonto della Prima Repubblica. Un’uscita inusuale quella di Carlo Bonomi, ancor più perché tanto netta, con nome e cognome: il presidente della Confindustria, infatti, ha chiesto la conferma di Roberto Gualtieri. C’è chi evoca il “Patto dei produttori” e persino l’accordo Lama-Agnelli sulla scala mobile del 1975. Archeologia industriale? Non esattamente, perché in Italia la sinistra e il capitale hanno cercato più volte una reciproca legittimazione. Per esempio negli anni 90, quando gli eredi del Pci smontarono il capitalismo di stato sperando di creare “una nuova classe di padroni”. E Massimo D’Alema in nome del mercato aprì la porta ai “capitani coraggiosi” che scalarono Telecom Italia. Allora c’era Mario Draghi il quale, come direttore generale del Tesoro, dal 1991 al 2001 gestì le privatizzazioni meglio di Margaret Thatcher. Lo stesso Draghi che oggi molti invocano e pochi vorrebbero. Nemmeno Bonomi?
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