Il lamento della montagna

Il governo ferma (di nuovo) lo sci. Il mondo della neve sul piede di guerra

"Ci dovevano comunicare le chiusure con più anticipo", dicono gestori e albergatori: "Avevamo speso molto per mettere in sicurezza le piste e gli impianti, per assumere personale. Oltre ai ristori chiederemo i danni"

Secondo il dpcm del 14 gennaio, le piste da sci avrebbero potuto riaprire il 15 febbraio nelle aree gialle ma ieri, 14 febbraio, il ministro della Salute Roberto Speranza, in seguito al parere del Comitato tecnico scientifico, ha firmato un’ordinanza che proroga la chiusura degli impianti sciistici in tutta Italia fino al 5 marzo.

 

   

"Dare la notizia della mancata apertura degli impianti di risalita solo poche ore prima è veramente una mancanza di rispetto nei confronti del mondo della neve", dice Alessandro Guerini, presidente albergatori della Valle Camonica. "Avevamo speso molti soldi per mettere in sicurezza le piste e gli impianti, abbiamo assunto personale, eravamo pronti per ripartire. Questi sono danni, pensiamo di chiedere anche quelli allo stato: non bastano i ristori. Se c'erano problemi perché i numeri non tornavano bastava dirlo tre giorni prima e non avremmo speso soldi inutilmente".

     

A Guerini fa eco Michele Bertolini, direttore del Consorzio Pontedilegno-Tonale. "Stiamo predisponendo i rimborsi, ma siamo tutti in difficoltà. Questa è una giornata dura per tutti, da albergatori a ristoratori, a chiunque lavori nel turismo della montagna. Ci hanno comunicato ufficialmente la chiusura ieri sera verso le 19. Questo è un danno e getta tutti nel caos, è anche molto difficile comunicarlo ai nostri ospiti".

  

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