Col voto di fiducia al governo Draghi si chiude un cerchio aperto il 5 agosto 2011. Fu in quella data che l’allora governatore della Banca d’Italia e futuro presidente della Banca centrale europea firmò, assieme all’uscente Jean-Claude Trichet, la famosa lettera con cui l’Eurotower sollecitava il nostro paese a darsi da fare. “Il Consiglio direttivo – scrivevano – ritiene che l’Italia debba con urgenza rafforzare la reputazione della sua firma sovrana e il suo impegno alla sostenibilità di bilancio e alle riforme strutturali”. Infatti, “il Governo italiano ha deciso di mirare al pareggio di bilancio nel 2014 e, a questo scopo, ha di recente introdotto un pacchetto di misure. Sono passi importanti, ma non sufficienti”. Proprio quel giorno lo spread sfiorava i 390 punti base, più del doppio rispetto ai 173 di inizio anno ma ancora lontano dal picco di 574 punti (9 novembre). La lettera avrebbe innescato conseguenze politiche enormi, di cui oggi in qualche modo osserviamo gli ultimi bagliori. Ma dal punto di vista della policy cosa è successo? Le indicazioni di Draghi e Trichet si articolavano in due gruppi: l’uno relativo alle riforme strutturali, l’altro alla messa in sicurezza delle finanze pubbliche. Di seguito riportiamo il testo della lettera, cercando di capire in quale misura abbia trovato attuazione e, quindi, implicitamente, quanta strada resti ancora da fare.
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