L’Italia si trova in un passaggio critico della sua storia, stretta su più fronti da diverse facce della crisi: sanitaria, economica, sociale. Questa fase emergenziale è solo l’ultimo atto che si innesta, aggravandolo, su un trentennio di crescita economica asfittica. Da qui le legittime paure sul presente e sul futuro, alle quali le forze politiche populiste hanno senz’altro dato voce. Ma un conto è dar voce, altro è proporre soluzioni credibili. Quelle offerte dai governi a trazione populista dopo le elezioni del 2018, declinate nelle varie colorazioni giallo-rosso-verdi, sono state ampiamente inadeguate. Il governo Draghi nasce sulle macerie di questa inadeguatezza, in piena emergenza, con la dote materiale dell’ampio supporto europeo delle politiche monetaria e fiscale e con la dote immateriale dell’altissima credibilità personale del premier. Alcuni si chiedono, con il giusto carico di speranza, dove ci porterà questa sterzata. Altri riattaccano con la litania manichea del governo vicino alle cosiddette élite e distante dal popolo. E’ bene che ognuno abbia le proprie preferenze ma è altrettanto bene che tutti abbiano presenti i dati e le buone analisi che sui quei dati si fondano.
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