Lufthansa, nazionalizzazione o spezzatino. Il governo Draghi ha un piano su Alitalia
L’esecutivo cerca una svolta, ma sia la cessione ai tedeschi (soluzione preferita) sia la statalizzazione (da evitare) si scontrano con i vincoli europei
Alitalia, la compagnia che è costata svariati miliardi al contribuente italiano negli ultimi decenni, si ritrova nel pieno della bufera Covid e nel mezzo del cambiamento del governo. Il mercato ha evidenziato che lo spazio per compagnie inefficienti, vale a dire che perdevano milioni di euro anche in tempi “normali”, non esiste. Solo per fare un raffronto, Norwegian ha annunciato che chiude la sua base con oltre 300 lavoratori a Roma Fiumicino. La compagnia aerea norvegese aveva un margine lordo positivo del 2 per cento nel 2019, quando invece Alitalia lo aveva negativo per 14 punti percentuali. I soldi per Alitalia sono terminati da tempo, tanto che non riesce più a pagare i fornitori e la soluzione per il governo Draghi è davvero complessa. E’ infatti più facile a dirsi quello che non può essere fatto dal governo, piuttosto che quello che è possibile fare. L’ipotesi che poteva essere più naturale, ovvero una vendita diretta a Lufthansa, opzione circolata su diversi media negli ultimi giorni, è formalmente impossibile per via del divieto europeo esistente per il gruppo tedesco nell’acquistare asset di altre compagnie. Questo è valido fintanto che non verrà rimborsato dal gruppo tedesco il 75 per cento dei 6 miliardi dati dal governo di Berlino per l’emergenza Covid. L’opzione tedesca è dunque vietata dalla stessa Commissione europea, ma è altresì chiaro che essendo il commissario Antitrust europeo una figura politica, non è da escludersi che si possa iniziare una trattativa tra le parti, soprattutto se a scendere in campo fossero Mario Draghi e Angela Merkel. Tuttavia, resta molto complesso sia convincere Lufthansa a prendersi Alitalia, sia trovare un modo per scavalcare il divieto di acquisizioni.
E’ sempre bene ricordare che la grande differenza tra Alitalia e le altre compagnie aeree: prima della pandemia gli altri gruppi avevano margini positivi, mentre Alitalia perdeva oltre mezzo miliardo di euro. Anche l’opzione della trattativa diretta per la vendita degli asset è stata esclusa dalla Commissione europea. Va ricordato, perché a molti sembra sfuggire, che la nazionalizzazione di Alitalia è possibile solo se il governo italiano agisce in discontinuità rispetto alla compagnia precedente, la BadCo, e soprattutto se tale investimento rispetta le condizioni di mercato. La Commissione europea, dunque, richiede la cessione a pezzi della compagnia (il famoso spezzatino avversato dalla politica e dai sindacati) e una gara per la vendita degli asset. Ovviamente se bisogna considerare il divieto europeo che impedisce a Lufthansa di fare acquisizioni se prima non rimborsa il prestito pubblico, allo stesso modo non si possono ignorare i vincoli europei alla nazionalizzazione di Alitalia. Non si comprende come la politica italiana possa fingere che queste richieste non esistano e scegliere l’opzione di essere multati. A proposito di sanzioni, l’Antitrust Ue deve ancora prendere una decisione sui prestiti ponte dati ad Alitalia nel 2017. Sono circa 1,6 miliardi di euro compresi gli interessi che dovrebbero finire nella BadCo e che non saranno più restituiti. L’opzione sul tavolo è una vendita sul mercato dei diversi asset di Alitalia. Questa è sicuramente possibile, ma è altresì chiaro che gli acquirenti, tra divieti europei e difficoltà del settore aereo, sono rarefatti. In questo caso ci potrebbero essere alcune compagnie interessate non tanto al marchio, quanto al posizionamento di Alitalia su alcuni mercati, primo fra tutti quello di Milano Linate e Roma Fiumicino.
Un punto da ricordare, circa le soluzioni di mercato, è che anche in questo momento di pandemia, il gruppo anglo-spagnolo IAG sta acquisendo Air Europa a prezzo di sconto, vale a dire mezzo miliardo di euro in meno rispetto all’offerta avvenuta prima dello scoppio della pandemia. Probabilmente questa opzione è la più conveniente, anche tenuto conto che Alitalia trasportava meno dell’8 per cento dei passeggeri da e per l’Italia. L’opzione alternativa è quella di iniziare una discussione triangolare tra i grandi gruppi europei, la Commissione europea e il governo italiano per pensare di trovare una mediazione politica per la vendita a pagamento degli asset di Alitalia. Lo spazio per il governo è dunque molto stretto, anche tenuto conto che la nuova ITA – Alitalia non ha ancora la certificazione a volare (Coa) e ci metterebbe diversi mesi a ottenerla. Le certezze in questo rebus sono solo due: Alitalia ha terminato tempo e soldi a disposizione e la strategia stand alone del vettore italiano è impossibile nel mondo del trasporto aereo attuale.
tra debito e crescita