Draghi in ascolto di Lagarde per capire come si muoverà la Bce

Mariarosaria Marchesano

Dalla presidente ci si aspetta che definisca il percorso che serve per mantenere condizioni di finanziamento favorevoli, incluso l’acquisto di titoli di stato

Oggi sarà la prima volta che Mario Draghi seguirà le decisioni della Banca centrale europea da Palazzo Chigi. Il presidente del Consiglio, come gli altri responsabili politici europei che hanno bisogno di continuare a fare deficit per uscire dalla crisi, sarà interessato a capire in che misura l’Eurotower intende in futuro utilizzare il Pepp, il piano di acquisti pandemico varato lo scorso marzo e la cui portata è stata estesa a 1.850 miliardi.

 

Per la prima volta Draghi non sarà il banchiere centrale che si sforza di rassicurare gli stati sull’efficacia della politica monetaria della Bce nel pieno di una grande crisi economica che investe la zona euro, ma sarà il capo di governo del paese che più ha bisogno del paracadute europeo per rimettersi in piedi. Perciò il messaggio della presidente della Bce, Christine Lagarde, sarà ascoltato nei dettagli anche per captare segnali che possano indicare eventuali divergenze nel Consiglio direttivo di Francoforte proprio sul Pepp che nelle ultime settimane ha fatto registrare un rallentamento del ritmo di acquisti. Una riduzione minima (da una media di 18 miliardi a settimana a 15) ma tanto è bastato ad allertare Borse e mercati finanziari che adesso, come spiega un’analisi di BofA, attendono dalla Bce una comunicazione che faccia chiarezza su che cosa intende esattamente quando dice di voler preservare “condizioni di finanziamento favorevoli”. 

  
In effetti, il Pepp è l’unico strumento di politica monetaria che in questa fase può garantire il finanziamento della spesa pubblica al minor costo, o addirittura a tassi negativi per paesi più sicuri. Ma sarà prorogato oltre marzo 2022 per dare il tempo al Recovery plan di dispiegare i suoi effetti sull’economia? Cosa vuol dire che ne sarà fatto un uso “flessibile”? Per comprendere da dove nascono i dubbi bisogna inquadrare il tema in una prospettiva  globale, partendo dall’inattesa ondata di vendite che negli ultimi tempi ha colpito le obbligazioni sovrane costringendo i paesi a pagare rendimenti più elevati, in una fase in cui le varianti del virus impediscono alla curva dei contagi di piegarsi e alla ripresa di dispiegarsi. Secondo Paul Diggle, senior economist di Aberdeen Standard Investments, la riunione della Bce di oggi sarà dominata proprio dal sell off sul mercato obbligazionario mondiale e da ciò che Lagarde intende fare al riguardo. “Il rendimento medio delle obbligazioni decennali della zona euro è salito di circa 30 punti base dalla fine dell’anno scorso – osserva Diggle –. Sebbene  sia decisamente inferiore alle vendite registrate negli Stati Uniti, è uno sviluppo sgradito nella iniziale della ripresa economica”.

 

Insomma, dalla presidente Lagarde ci si aspetta che definisca il percorso che serve per mantenere condizioni di finanziamento favorevoli, incluso l’acquisto di titoli di stato che, secondo Goldman Sachs, dovrebbe salire a 20 miliardi alla settimana per tenere sotto controllo i rendimenti e definire una traiettoria coerente con gli obiettivi di una politica monetaria accomodante.

 

Il punto, come conclude Goldman, è che sebbene la crescita economica dell’area euro nel quarto trimestre 2020 sia stata più forte del previsto, la partenza lenta della campagna vaccini potrebbe rendere più debole delle attese  la crescita del primo trimestre di quest’anno e forse anche del secondo. Lo si scoprirà oggi quando la Bce pubblicherà le ultime proiezioni macroeconomiche, che potrebbero mostrare un aumento dell’inflazione, che, però, come ha spiegato Fabio Panetta, membro del comitato esecutivo della Bce, in un recente convegno all’Università Bocconi, non è tale da modificare l’atteggiamento accomodante della Bce nel medio termine.
 

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