La guerra gialloverde alla Banca d'Italia, due anni dopo
Nel 2019 Di Maio e Salvini presero in ostaggio per mesi Luigi Federico Signorini per colpire Ignazio Visco. Oggi lo nominano direttore generale di Via Nazionale mentre sostengono un governo targato Bankitalia: guidato da Draghi e con Franco al Mef. L'assalto a Palazzo Koch è fallito miseramente
Dopo che a fine febbraio il Consiglio superiore della Banca d’Italia ha scelto come direttore generale Luigi Federico Signorini, nel primo Consiglio dei ministri utile il governo Draghi ha approvato la nomina. E’ un passaggio, nella complessa procedura di nomina del direttorio che necessita anche del sigillo del Quirinale, che si è svolto nella maniera più naturale possibile. Eppure, solo due anni fa, la stessa procedura e gli stessi protagonisti avevano prodotto una crisi istituzionale che rischiava di bloccare l’attività della Banca centrale con ripercussioni sull’Eurosistema. Il governo Conte aveva dichiarato guerra a Visco. Eravamo in piena èra gialloverde, Luigi Di Maio e Matteo Salvini cercavano di imprimere il “cambiamento” limitando l’autonomia del governatore, per ottenere lo scalpo di qualcuno da esibire ai “risparmiatori traditi” e mettere le mani sull’oro di Palazzo Koch (in nome di un pericoloso sovranismo monetario). E per questo motivo presero in ostaggio proprio il nuovo dg Signorini, rifiutandosi di approvare la sua conferma nel direttorio proposta da Visco. Il M5s preparò anche un dossier contro di lui, con accuse ridicole.
Scaduto il suo mandato a febbraio, Signorini rimase disoccupato per qualche mese e il direttorio con un membro in meno. Si rischiò la paralisi istituzionale, visto che a maggio sarebbero scaduti i mandati di altri due membri sui cinque totali. Naturalmente Visco, a tutela dell’indipendenza dell’istituzione, resistette alla prova di forza. Non si rimangiò, come volevano i gialloverdi, i nomi proposti e questo produsse uno stallo di un paio di mesi. La situazione si sbloccò grazie al generoso passo indietro del dg Salvatore Rossi: entrarono nel direttorio Signorini e il Ragioniere dello stato Daniele Franco, pesantemente attaccato dal M5s. E così Di Maio e Salvini sono partiti con la volontà di imporre uomini di loro fiducia in Banca d’Italia, mentre ora sostengono il governo dell’ex governatore Draghi, con l’avversato Franco al Mef, che nomina direttore generale di Via Nazionale l’osteggiato Signorini, su proposta dell’odiato Visco. Sono passati solo due anni.