l'incontro al mise
Il tavolo sull'acciaio, senza chi l'acciaio lo conosce
Esclusi i sindacati, che per il caso Ilva non incontrano i ministri da ormai un mese. Ancora nessuna comunicazione sui 400 milioni per l’ingresso di Invitalia in ArcelorMittal
"Si è svolto oggi il primo tavolo di coordinamento tra i ministeri coinvolti per definire le strategie di breve e lungo periodo della filiera dell’acciaio anche in prospettiva del Piano nazionale di ripresa e resilienza”. Presenti al Mise con il ministro Giancarlo Giorgetti anche i ministri della Transizione ecologica e per il Sud, Roberto Cingolani e Mara Carfagna, e il direttore generale del Mef, Alessandro Rivera. Al tavolo hanno partecipato anche l'amministratore delegato di Cdp, Fabrizio Palermo, e quello di Invitalia, Domenico Arcuri. Ma l’ingresso dello stato nell’acciaio ancora non c’è. Nessuna comunicazione infatti sull’investimento da 400 milioni che da contratto andava fatto entro il 15 febbraio, e che secondo Giorgetti era stato fermato dalle vicende giudiziarie di cui si attente sentenza dal Consiglio di stato il 15 maggio. ArcelorMittal ha messo in mora il governo per il ritardo, minacciando di non pagare le fatture a fine mese.
L’incontro tra i ministri è durato meno di un’ora, all’uscita solo una breve nota congiunta: “Autosufficienza, sostenibilità ambientale, occupazione, prospettiva strategica del settore ad essa collegata sono gli obiettivi da raggiungere. Al tempo stesso, il governo crede che l’industria di base possa accettare e vincere la sfida della transizione ecologica".
Ancora una volta sembra si voglia solo prendere, se non perdere, tempo. Con una sola novità: la parola “green” è stata sostituita da “transizione”. Erano assenti le parti sociali, sia sindacati che Federacciai. E i metalmeccanici, a differenza degli altri comparti sindacali e di categoria, sono gli unici in Italia che conoscono il piano e il fabbisogno della siderurgia, ma anche semplicemente come funziona una fabbrica. E questo è ancor più vero oggi che le più importanti acciaierie italiane, Ilva e Piombino, tornano in mano a uno stato che non è più quello che gestiva Italsider, e che negli anni ha completamente perso tutto l’expertise e le professionalità che conoscono il ciclo integrato.
Il governo Conte aveva affidato la scrittura del piano a società e consulenti esterni, esperti di finanza e trattative concorsuali. Mentre non sono mai stati sentiti i grandi acciaieri del nord Italia che da anni sperimentano produzioni innovative e sostenibili a Brescia, Genova e in giro per il mondo.
È passato un mese dall’ultimo incontro con i sindacati, quella volta con Giorgetti e il ministro del Lavoro Andrea Orlando (oggi assente). Nel frattempo non solo non vi è stata nessuna novità, ma addirittura il governo non ha ancora firmato il decreto per l’ingresso di Invitalia in ArcelorMittal con il finanziamento dei 400 milioni che era previsto entro il 15 febbraio. Ed è per questo che ieri i sindacati metalmeccanicci hanno inviato una lettera ai ministri Giorgetti e Orlando annunciando un’autoconvocazione per il 26 marzo qualora non dovessero riceverla dal governo.
Dello stesso avviso il presidente di Federacciai Branzato: “Veniamo da anni in cui i nostri governi hanno avuto un'attitudine industriale un po' debole, hanno guardato al mondo dell'industria con diffidenza e hanno preso iniziative basate sull'emergenza, come sull'Ilva. Ma ora è il momento di cambiare passo, di adottare una strategia di lungo periodo, come fa la Germania che ha appena completato il piano siderurgico e che, non sarà cancellato o scritto nuovamente dal nuovo governo che arriverà. Qui da noi – ha detto Branzato – nessuno ci ha mai chiamati per discutere di questo piano. Ci sono momenti particolari e questo lo è, che si deve mettere un cappello più alto su un settore super strategico per la nazione, siamo la base per la manifattura, che è, ribadisco, la seconda in Europa. Speriamo che il governo ci chiami, noi siamo a disposizione”. Una strategia di lungo periodo che debba tenere insieme tutto il piano siderurgico del paese non potrà fare a meno di chi l’acciaio lo fa.