Cashback, l'occasione di Draghi per correggere la misura
Con un ordine del giorno di maggioranza si chiede di rivedere il programma di rimborsi. Non passa la mozione di Fratelli d'Italia che puntava alla sospensione, si astengono Italia Viva, Forza Italia e Lega
Se non una sospensione del cashback, almeno una sua revisione. La mozione presentata da Fratelli d’Italia, che chiedeva la sospensione della misura introdotta dal governo Conte, non passa: Lega e Forza Italia, firmatari del documento presentato prima che si insediasse Mario Draghi, hanno deciso di astenersi durante la discussione in Senato. Astenuto anche Italia Viva. L'accordo si è raggiunto invece su un ordine del giorno di maggioranza (passato con 190 voti favorevoli) che impegna il governo ad “approfondire il monitoraggio del programma cashback, anche al fine di adottare eventuali provvedimenti correttivi, con una valutazione retrospettiva di costi e benefici in un quadro più generale di riforma e di modernizzazione in senso digitale del sistema dei pagamenti”. A sostenere Giorgia Meloni, che ha chiesto di dirottare le risorse sulle categorie in sofferenza per le misure restrittive, solo Azione di Carlo Calenda.
Con l’introduzione del cashback il precedente governo guidato da Giuseppe Conte ha impegnato circa 5 miliardi di euro nell’arco di un anno e mezzo per restituire a ogni consumatore il 10 per cento di qualunque spesa pagata con strumenti digitali, fino a un rimborso massimo di 300 euro all’anno (1.500 euro di spesa ogni sei mesi). Risorse che rientrano nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, vincolando circa metà di quanto destinato alla voce “Digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella Pa”.
Sulla programma di rimborsi abbiamo più volte raccolto i dubbi di diversi economisti. Anche il membro del consiglio direttivo della Bce, Yves Mersch, nell’ultimo giorno del suo mandato, aveva espresso alcuni dubbi circa l’effettiva utilità del cashback nella lotta all’evasione fiscale, obiettivo che per il precedente governo ne giustificava l’entrata in vigore. Oltre a questo, la Bce aveva espresso anche dei dubbi sugli effetti che il cashback potrebbe avere sul sistema di pagamento in contanti, “in quanto compromette l’obiettivo di un approccio neutrale nei confronti dei vari mezzi di pagamento disponibili”.
A giugno si concluderanno i primi sei mesi dall’introduzione della misura. La pandemia non ha facilitato gli acquisti a cui il cashback è dedicato, imponendo anche la chiusura delle attività commerciali. Ma il governo di Mario Draghi avrà a disposizione informazioni sufficienti per valutarne l’effettivo impatto sui consumi e sugli obiettivi prefissati, cioè il contrasto all’evasione fiscale e la promozione degli acquisti di prossimità. Se si decidesse di revocare il programma di rimborsi si potrebbero risparmiare circa 3 miliardi da impiegare su altri fronti, come il contrasto alla povertà o la riforma fiscale. Lo stesso Mario Draghi, nel suo discorso programmatico per chiedere la fiducia, aveva fatto riferimento alle risorse limitate di cui si dispone, sottolineando che “quando si aumenta il debito pubblico, è necessario “spendere e investire al meglio”. Ora è la stessa maggioranza a servire su un piatto d’argento l’occasione per rifinire e limare la misura. Se proprio non si vuole andare verso la sua revoca, si può almeno pensare a una sua revisione.