Il Pnrr ha bisogno di responsabili
I soldi non bastano e neppure le semplificazioni. Servono precisi poteri decisionali e risorse umane. Anche da giudicare e incentivare
Al direttore - E’ in atto da mesi un appassionato dibattito su uno dei temi centrali del Pnrr: la scarsa capacità del nostro paese di spendere nei tempi previsti le risorse europee e nazionali. E’ questione tutta italiana, che indurrebbe a riflessioni storiche sul nostro assetto istituzionale. Ma al di delle recriminazioni sul passato, credo sia opportuno ragionare su come, qui e ora, il sistema pubblico italiano possa cogliere appieno le opportunità offerte dal Pnrr. E’ indubbio come la questione della governance, del controllo e delle correzioni “in corso d’opera”, siano centrali per l’attuazione del piano. Sono molte le misure che è necessario mettere in campo perché si proceda con la velocità necessaria nella fase di attuazione dei progetti che verranno validati dalla Commissione europea. Certamente va fatto un lavoro di attenta semplificazione delle procedure, così come va fatto un lavoro di individuazione dei più funzionali livelli di attuazione nella complessa macchina amministrativa pubblica. Ma c’è un tema che va risolto con soluzioni chiare: quello della individuazione delle responsabilità.
Si sta lavorando, da mesi, a misure che consentano di rafforzare le risorse umane da mettere a disposizione delle pubbliche amministrazioni. E’ indubbio che le misure restrittive degli anni passati abbiamo contribuito a ridurre l’efficienza della PA, e dunque ben vengano le immissioni di risorse giovani e preparate, soprattutto nei settori dove è evidente il bisogno di dotarsi di nuove professionalità. Sarebbe però illusorio immaginare che un simile intervento possa avere effetti miracolistici nel breve periodo, soprattutto se collegato alla necessità di attuare con celerità le misure previste dal Pnrr. Chi conosce la macchina pubblica sa quanto sia complesso determinare le condizioni di un reale inserimento lavorativo di nuove risorse in meccanismi consolidati e spesso respingenti rispetto alle novità e quanto sia difficile rigenerare i processi organizzativi in breve tempo.
Accanto a queste misure c’è bisogno di costruire un sistema che preveda, per ogni amministrazione destinataria di risorse del piano, l’individuazione di uno o più responsabili, dotati di precisi poteri decisionali e delle risorse umane che alla loro attuazione sono destinate. Quei responsabili debbono essere inseriti in una grande banca dati pubblica, trasparente e dialogante al suo interno, così che siano chiare le responsabilità dell’attuazione dei singoli progetti. I dipendenti che saranno chiamati a dare il loro contributo alla attuazione del piano debbono essere economicamente incentivati, aumentando, anche attraverso un patto nazionale con le forze sindacali, le risorse a disposizione della contrattazione decentrata. Esse vanno finalizzate rigorosamente all’attuazione dei progetti, con una verifica stringente ed una severa responsabilizzazione dei dirigenti che decideranno le forme del loro utilizzo e che dovranno avere un obbligo rigoroso di rendicontazione rispetto alla loro utilizzazione ad ai risultati raggiunti.
Se è vero che il Pnrr è un’occasione irripetibile per il nostro paese credo ci sia bisogno che intorno ad esso si crei una comunità di attuatori ai quali attribuire premi e responsabilità. Troppo spesso le innovazioni, gli interventi straordinari o gli obiettivi di sistema che una amministrazione si pone, naufragano nella indeterminatezza e nella generalizzazione delle responsabilità, oltre che nella scarsità di risorse per incentivare correttamente il raggiungimento degli obiettivi. Sarebbe un errore pensare che la costruzione dell’architettura della governance si debba limitare solamente a descrivere le responsabilità e le forme organizzative di livello centrale.
* Fabio Melilli, Pd, presidente della Commissione Bilancio alla Camera