Caro Colao, alla banda ultra larga serve un patto tra stato e privati
Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza l'investimento pubblico dovrebbe sostenere, non sostituirsi agli investimenti privati
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza dedica importanti risorse alla banda ultralarga nelle aree grigie. Il ministro della Transizione digitale, Vittorio Colao, ne ha tratteggiato i profili in audizione alla Camera.
Il primo passaggio è la mappatura. Si tratta di una preventiva “survey” sugli impegni degli investitori da qui a tre anni, che dovrebbe essere svolta da Infratel per identificare le aree oggetto di intervento pubblico. Colao vorrebbe che le dichiarazioni degli operatori fossero in qualche modo “impegnative” e che si ponessero le basi per un unico sistema di mappatura: per fibra, FWA e 5G. L’intervento sarebbe quindi basato su aree piccole, per le quali i bandi sarebbero redatti prima dell’inizio del 2022. Inoltre le procedure dovrebbero essere flessibili per tenere conto della neutralità tecnologica, con rilevanti differenze di costo dell’investimento.
Le procedure devono ancora essere chiarite: è importante, allora, evitare di finanziare col denaro pubblico investimenti che verrebbero comunque realizzati dai privati. Inoltre, prevedere forti penalità per la mancata realizzazione degli impegni nei tempi dichiarati (che potrebbe tra l’altro non dipendere dalla volontà dell’operatore) potrebbe spingere gli operatori a comportarsi in modo strategico, non rispondere alla survey attendendo i bandi per prevenire il contenzioso. Di fatto, si rischia di creare un incentivo a non investire nelle aree grigie senza il soccorso pubblico.
Al contrario, l’investimento pubblico dovrebbe sostenere e non sostituirsi agli investimenti privati. Per questo, abbiamo lanciato l’idea di forme di cofinanziamento basate su crediti di imposta (Il Foglio, 2 aprile 2021). Tale sostegno dovrebbe riguardare gli investimenti mappati che consentono la realizzazione di reti gigabit, purché prendano forma entro una determinata scadenza. In questo modo si otterrebbero due effetti: quello di supportare le imprese che vogliono davvero investire, salvaguardando il principio della neutralità tecnologica; e quello di velocizzare la realizzazione delle opere, posto che soltanto in questo modo gli operatori avrebbero accesso al sostegno pubblico. Di fatto a differenza dell’intervento sulle aree bianche, dove con le risorse pubbliche lo stato ha “comprato fibra” (attualmente in concessione), sulle aree grigie lo stato “comprerebbe tempo”. Ovviamente la misura dovrebbe essere compensabile con qualunque debito fiscale o contributivo, in modo da essere concretamente fruibile anche dalle imprese più piccole o che negli ultimi esercizi hanno avuto pochi utili.
L’occasione sarebbe anche utile a fare un tagliando dei voucher, prima dell’avvio della fase successiva previsa per contribuenti con Isee inferiore a 50.000 euro. Si tratta di una fascia di popolazione molto estesa e non disagiata. Sarebbe assai meglio concentrare gli aiuti sulle famiglie più povere, utilizzando le risorse risparmiate a favore delle PMI, proprio in un’ottica di rafforzamento delle imprese, per connessioni gigabit. In tal modo, si può sia estendere ulteriormente l’infrastruttura di rete, sia contribuire alla modernizzazione delle nostre imprese, rendendole, proprio in coerenza col Pnrr, pronte a offrire e richiedere nuovi servizi digitali legati alle loro esigenze commerciali e produttive. Anche in previsione di un ecosistema di servizi 5G. Infatti, il 5G non è un mero sostituto della fibra, semmai dovrebbe essere al centro di una politica volta a modificare il volto industriale e delle infrastrutture di alcuni servizi nel paese. L’architettura di una rete 5G dovrebbe essere basata sulla diffusione di microantenne collegate direttamente alla rete in fibra: nella situazione in cui ci troviamo, il modo, la rapidità, l’efficacia e la governance che daremo alla banda ultralarga avranno conseguenze profonde e di lungo termine. Proprio per questo, è essenziale usare nel migliore dei modi la finestra di opportunità del Pnrr e investire saggiamente le risorse pubbliche.
tra debito e crescita