Il notevole bond di Amazon

Amazon ha raggiunto un nuovo record, oltre a quelli che riguardano il patrimonio personale del fondatore Jeff Bezos – passato ad aprile scorso da 113 a 177 miliardi di dollari grazie all’aumento delle azioni del colosso delle vendite online – e gli utili trimestrali che sempre ad aprile hanno triplicato quelli del 2020. Offrendo ai risparmiatori 18,5 miliardi di obbligazioni a tasso fisso con scadenze variabili da due a 40 anni,  su quella biennale ha ottenuto un rendimento che sfiora al ribasso (un decimale in più) quello dei T-Bond, i titoli del Tesoro americano, equivalenti, appena collocati al 2 per cento. Il miglior risultato precedente era di Apple con uno spread sul dollaro di tre decimali su un’obbligazione triennale. Anche sul titolo ventennale Amazon è riuscita ad andare sopra al rendimento del dollaro di soli sette decimali, in questo caso superando Alphabet, ex Google.

Il risultato ha ancora maggior rilievo considerando che, in base ai rating delle maggiori agenzie, Amazon ha un voto  più basso del Tesoro (AA- per Standard & Poor’s e A2 per Moody’s, contro rispettivamente AA+ e tripla A): evidentemente gli investitori premiano gli utili e il dinamismo aziendale. Secondo gli analisti la maxi-emissione non è determinata dalla necessità di cassa quanto dalla possibilità di approvvigionarsi di denaro a basso prezzo, appena più del governo appunto. Non è inusuale che aziende private abbiano miglior reputazione dei rispettivi governi. L’Enel per esempio ha BBB+ da S&P e Baa1 da Moody’s, cioè uno e due gradini più dell’Italia. Ma questo non si riflette sugli interessi delle obbligazioni, anche perché qui i titoli pubblici beneficiano di un trattamento fiscale privilegiato. Nel successo delle obbligazioni di Bezos è sottinteso un messaggio: il mercato guarda sì al merito dei governi, ma quando vale la pena si orienta su business globali privati capaci non solo di creare valore e utili, ma di rinnovare costantemente il loro modello.