Il decreto Sostegni certifica che su Alitalia Draghi è in alto mare
Un altro finanziamento da 100 milioni per la compagnia aerea agonizzante. Con il rischio che la Commissione europea giudichi anche queste ultime risorse stanziate come aiuti di stato
Il 2020 è stato l’anno orribile del trasporto aereo, ma il 2021 sta continuando a mostrare solo pochi lenti segni di recupero con il mercato che rimane ancora a circa -80 per cento rispetto al 2019. Il settore continua dunque ad avere forti difficoltà, anche se per questa estate è previsto un buon recupero dell’attività, grazie soprattutto al mercato domestico. Tuttavia, le compagnie aeree continuano a macinare perdite e i vettori che avevano difficoltà prima del Covid-19, sono quelli che anche hanno le maggiori difficoltà durante questi 15 mesi di pandemia. Non è dunque un caso che Alitalia, che perdeva oltre 600 milioni di euro nel 2019, quando le altre compagnie aeree avevano margini positivi, si trovi in una situazione emergenziale, nonostante gli aiuti ricevuti prima e durante la crisi Covid-19.
Alitalia ha visto nel 2020, anno della pandemia, una riduzione della quota di mercato dei passeggeri trasportati da e per l’Italia rispetto all’anno precedente. Il vettore ha trasportato meno del 7,7 per cento dei passeggeri del mercato internazionale. Il decreto Sostegni-bis prevede un ulteriore aiuto pari a 100 milioni di euro di finanziamento per permettere alla compagnia aerea di poter continuare la sua attività. Tuttavia, questi soldi possono servire a superare l’estate della BadCo, mentre la nuova compagnia Ita stenta a decollare. Il ministro dell’Economia e delle Finanze, Daniele Franco, ha affermato che la nuova Alitalia potrebbe decollare a breve, poiché si sta raggiungendo un accordo con la Commissione Europea. La stessa Commissione che ha ben evidenziato i punti necessari per dare la discontinuità necessaria per fare decollare la nuova compagnia. Tra questi, i punti su cui si è aperta una discussione sono gli slot su Linate, dove la Commissione vuole si tolga la posizione di dominanza di Alitalia, la vendita a terzi del marchio e la vendita a pezzi dei diversi asset della vecchia compagnia tramite gara. Una trattativa che ormai sta andando avanti da molto tempo. Lo stesso ministro ha affermato che la discontinuità è necessaria per fare ripartire il vettore. D’altronde la strada segnata dalla lettera della Commissione dell’8 gennaio di quest'anno rimane valida e molto stringente.
Alitalia è ormai un piccolo “vettore regionale” nell’ambito del mercato europeo, dato che lo scorso anno ha trasportato poco più di 6 milioni di passeggeri contro gli oltre 52 milioni di Ryanair, i 36 milioni del gruppo Lufthansa o i quasi 17 milioni di Wizzair. La non strategicità di Alitalia è ormai evidenziata dai numeri, anche se è difficile da ammettere per la politica o per i sindacati. E’ inoltre chiaro che la nuova compagnia non potrà stare sul mercato da sola, dato che le grandi compagnie tradizionali e i forti vettori low cost europei non solo sono rimasti sul mercato, ma continuano ad avere dimensioni molto più grandi rispetto al vettore italiano.
Il prestito alla vecchia Alitalia segue gli aiuti Covid per oltre 300 milioni di euro forniti dal decreto rilancio del 2020 e i prestiti ponte, per un importo di circa 1,6 miliardi di euro compresi gli interessi. E i nuovi 100 milioni di euro di finanziamento del decreto Sostegni-bis potrebbero essere giudicati aiuti di stato da parte della Commissione. Il punto difficile da comprendere è perché si continui a voler utilizzare i soldi dei contribuenti, rischiando poi di dover pagare una multa per aiuti di stato, solo per mantenere in vita una compagnia che non riusciva a stare sul mercato anche prima della crisi. Il settore aereo ha bisogno d’aiuto e tanti lavoratori hanno perso o rischiano di perdere il lavoro. Ci vorrebbe dunque un intervento completo per il settore per riuscire a superare questi mesi di difficoltà, fintanto che le vaccinazioni di massa non aiuteranno il mercato a riprendersi. Bisognerebbe dunque favorire gli investimenti del settore, da parte di tutte le società, comprese quelle aeroportuali, spingendo con manovre fiscali la ripresa del mercato aereo. Questi aiuti sono permessi, non rischiano di essere multati dalla Commissione e soprattutto avrebbero il vantaggio di andare a favorire tutto il settore aereo e non solo una piccola compagnia aerea.