Visco contro i totem neostatalisti: non c'è crescita senza efficienza

Stefano Cingolani

Segnala la ripresa, mette in guardia sulle riforme, avanza qualche proposta per riformare l'Ue: le considerazioni finali del governatore della Banca d'Italia

Dopo l’anno orribile, le considerazioni finali del governatore della Banca d’Italia erano attese più che mai. E Vincenzo Visco, con lo stile asciutto e antiretorico di un “napoletano atipico”, come ama definirsi, ha riportato tutti alla realtà. Né lagne e lamentale, né false illusioni, il rimbalzo economico è dietro l’angolo, ma dipende da come sarà gestito il Piano nazionale di ripresa e resilienza, dipende dai comportamenti delle imprese e delle famiglie, dipende dalle politiche monetarie e fiscali del governo italiano e delle istituzioni europee.

 

“Una ripresa robusta della domanda nella seconda metà di quest’anno è possibile”, ha detto il governatore davanti a una platea ancora scarna, distanziata, protetta dalle mascherine. Sussidi e sostegni erogati in Italia più che in altri paesi della zona euro, sono serviti ad attenuare la crisi: a fronte di una caduta del prodotto lordo superiore al 9 per cento lo scorso anno, il reddito disponibile degli italiani è sceso del 2,6 per cento, il 15 per cento è stato risparmiato (il doppio rispetto al 2019), i conti correnti e i depositi bancari si sono gonfiati. Ma “non è pensabile un futuro costruito sulla base di sussidi e incentivi pubblici. Ci vorrà tempo per comprendere quali saranno i nuovi ‘equilibri’ di vita sociale e di sviluppo economico”, ha sottolineato Visco. “E’ certo però che verrà meno lo stimolo, in parte artificiale, che oggi proviene da politiche macroeconomiche straordinarie ed eccezionali. Cesseranno quindi il blocco dei licenziamenti, le garanzie dello stato sui prestiti, le moratorie sui debiti. E andrà, gradualmente ma con continuità, ridotto il fardello del debito pubblico sull’economia”.

 
In questo esercizio di razionalità, Visco ha rimesso in discussione il totem del neostatalismo attorno al quale continuano a celebrarsi danze rituali: “L’esperienza storica suggerisce che la produzione pubblica di beni e di servizi di mercato porta con sé rischi non trascurabili di fallimento dello stato”. Nuova Iri addio, in sintonia con quel che pensa anche Mario Draghi. “Bisogna essere consapevoli che quanto più si chiede allo stato tanto maggiore deve essere la disponibilità a sostenerne i costi: abbiamo già compiuto in passato l’errore di affidare al debito il compito di finanziare aumenti strutturali della spesa pubblica”.

 
Deficit e debito sono cresciuti più che in ogni altro paese, i governi italiani non si sono certo limitati: il disavanzo è arrivato al 9,5 per cento del pil, rispetto al 7 per cento medio nell’area euro, il debito al 160 per cento come mai dalla fine della Prima guerra mondiale. Sussidi, crediti di imposta e contributi alle imprese e al lavoro autonomo hanno superato nel 2020 i 20 miliardi di euro; sono stati disposti differimenti e riduzioni di oneri sociali per oltre 25 miliardi. I trasferimenti alle famiglie sono aumentati di 30 miliardi al netto delle pensioni. Il sostegno proseguirà finché “non diverrà chiaro il ritorno a una stabile traiettoria di crescita”. Ci sono segnali positivi, il pil dovrebbe crescere del 4 per cento (4.5 per cento secondo l’Ocse). Tuttavia occorre migliorare il bilancio pubblico tornando a un avanzo primario superiore di poco all’un per cento per ricondurre il rapporto debito/pil al livello del 2019. Nessuna stretta, non c’è alcun rischio di inflazione, semmai i prezzi sono ancora troppo bassi, ci vuole però una politica fiscale equilibrata per accompagnare il Pnrr che potrà generare un aumento del pil tra i 3 e i 4 punti percentuali entro il 2026. Le riforme potranno aggiungere altri 6 punti, ma per questo Visco chiede “uno sforzo collettivo”.
Le considerazioni contengono proposte importanti per riformare l’Ue: “Una capacità di bilancio comune, accompagnata dalla revisione delle regole per le finanze pubbliche nazionali, dovrebbe fondarsi sulla possibilità di una stabile emissione di debito, garantita da fonti di entrata autonome”. Il nuovo debito sarebbe distinto dal vecchio che resta responsabilità nazionale, tuttavia potrebbe essere gestito in comune attraverso un fondo di ammortamento. “Bisogna essere preparati ai cambiamenti e pronti per rispondere agli eventi inattesi”, ha sottolineato Visco. “Spegnere il lume è un mezzo opportunissimo per non veder la cosa che non piace, ma non per veder quella che si desidera”, come scrisse Alessandro Manzoni a proposito della peste del Seicento.  E’ una delle tre citazioni alle quali il governatore ha fatto ricorso, le altre due, alla fine del suo discorso, sono di Jean Monnet sull’Europa forgiata dalle crisi e di Gaetano Filangieri, il grande illuminista italiano nato alle falde del Vesuvio e apprezzato da Benjamin Franklin, che auspicava una Europa “sede della tranquillità e della ragione”. 

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