Draghi, l'autonomia energetica, Leonardo, le commesse. Parla Bono, ad di Fincantieri
La credibilità dell'Italia, "riconquistata con Draghi". La transizione ecologica (e pragmatica) del ministro Cingolani. I progetti in comune con Leonardo, Snam e Enel. La ricostruzione del ponte Morandi e lo stop europeo sull'acquisizione di Saint-Nazaire. Intervista a tutto campo al numero uno della cantieristica italiana
“In Italia non si dà un gran peso alla seniority ma io domando: è meglio un giovane che conduce allo scatafascio o un vecchio che sa guidare la nave?”, la metafora viene dal dominus della cantieristica italiana, Giuseppe Bono, numero uno di Fincantieri dal 2002. “Con Mario Draghi finalmente l’Italia ha la credibilità internazionale che serve. Il presidente del Consiglio è un uomo pragmatico, e con il ministro Cingolani sta impostando l’intero percorso della transizione ecologica su un piano di concretezza e realismo. Non lo tradiamo”. Chi, il premier? “Esatto, non tradiamo il presidente Draghi – risponde l’ad di Fincantieri - Non possiamo caricare soltanto sulle sue spalle la missione di salvare il paese, l’impegno deve essere corale, di tutti”.
Cosa intende? “Come Fincantieri abbiamo tecnologie e capacità organizzative riconosciute su scala mondiale e, nel rispetto del mercato e della concorrenza, siamo pronti a contribuire alla realizzazione degli ambiziosi e necessari progetti sui quali il governo sta lavorando per il Paese”.
Con il governo Draghi Cdp sembra mutare strategia: dalla rete unica con Tim fino a WeBuild, il governo sembra intenzionato ad entrare non per restare ma per uscire il prima possibile. “Attendiamo i fatti. Io ho sempre lavorato in una prospettiva di mercato, non mi piace l’approccio ideologico di chi pensa che lo stato sia sempre migliore del privato o viceversa. Ogni intervento dello stato dovrebbe essere guidato da motivi solo economici per il tempo strettamente necessario a sostenere un’azienda. Sono contro i salvataggi tanto per salvare… Nel nostro paese oggigiorno la priorità è stimolare la concorrenza, iniettare libertà d’impresa per far tornare la voglia di intraprendere e di rischiare”.
Il Pnrr punta sulla mobilità sostenibile, un capitolo è dedicato ai traghetti a gnl, all’elettrificazione dei porti, alle navi a idrogeno…Ce la faremo? “Il governo ha un approccio che condivido, ha declinato una miriade di progetti per impiegare le risorse che l’Europa ci dà in prestito. La sfida sarà realizzare quei progetti, farlo nei tempi previsti. E’ uno sforzo collettivo che richiederà l’impegno di tutti gli italiani, nessuno escluso”.
Recentemente Fincantieri ha ottenuto dal governo indonesiano una commessa di circa quattro miliardi di euro. “Si tratta della fornitura di sei fregate e l’ammodernamento di due ulteriori unità. Abbiamo impiegato meno di un anno per definire l’accordo, un miracolo in tempi di pandemia”. Il progetto coinvolgerà anche Leonardo? “Sì, Leonardo fornirà il sistema di combattimento”. Periodicamente si torna a parlare della possibile fusione tra Leonardo e Fincantieri. Lei resta contrario. “Le comunanze tra le due aziende non sono moltissime. Viviamo nel secolo della complessità, e le imprese in questioni affrontano complessità differenti. L’Italia deve puntare a creare un sistema più competitivo salvaguardando i grandi player capaci di alimentare un indotto di piccole e medie imprese. Dobbiamo creare filiere italiane e farle crescere anche all’estero”.
A proposito di filiere: il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani ha annunciato l’impegno del governo a creare un polo italiano per la produzione di batterie in modo da guadagnare maggiore autonomia dall’estero. “E’ un progetto importante perché dalle batterie ai pannelli fotovoltaici la dipendenza italiana dalle importazioni rischia di diventare un limite strutturale. E che facciamo in caso di crisi improvvise? Dobbiamo puntare all’autonomia. Siamo stati i primi a realizzare traghetti a batterie ricaricabili in Norvegia per gestire tratte brevi. I nostri ingegneri studiano come realizzare batterie a litio in grado di facilitare l’accumulo di energia. Con Enel X inoltre abbiamo siglato un accordo per collaborare alla realizzazione di infrastrutture portuali di nuova generazione a basso impatto ambientale e per l’elettrificazione delle attività logistiche a terra. Con la squadra di Francesco Starace vogliamo anche implementare il cold ironing, ovvero la tecnologia per l’alimentazione elettrica da terra delle navi ormeggiate durante le soste”.
Con Snam avete siglato un memorandum per realizzare la prima nave a idrogeno. Sa indicarci un orizzonte temporale? “Mi chiedo se l’idrogeno sia davvero l’ultima frontiera, probabilmente si andrà verso un concorso di fonti verdi, un mix di innovazioni. In Francia stiamo partecipando alla realizzazione di una centrale a fusione nucleare che si alimenta con l’energia pulita del sole”.
La realizzazione del Ponte di Genova si è rivelata un successo, lei si è adoperato sin dal principio con un po’ di incoscienza… “Qualcuno obiettava: Fincantieri non costruisce ponti. Io sapevo che eravamo in grado di farlo perché la forza principale di un’azienda non è solo la tecnologia, ma la sua capacità organizzativa. E noi sappiamo organizzare una miriade di piccoli e medi fornitori che sono il tessuto produttivo del paese. La nave, del resto, è uno dei prodotti più complessi al mondo: una nave da crociera è una smart city, quella militare un concentrato di tecnologie”.
La tentata acquisizione di Chantiers de l’Atlantique invece non è riuscita… “Ho provato a spiegare alla Commissaria Ue per la concorrenza Margrethe Vestager perché sbagliava ma non c’è stato verso. Ai miei collaboratori ho detto: se vinciamo brindiamo per il successo, se perdiamo brindiamo per lo scampato pericolo. Abbiamo brindato per il secondo”.