Ilva aperta o chiusa? L'irrisolta politica dei due altiforni del Pd
Il Consiglio di stato ferma lo spegnimento degli impianti a caldo a Taranto. Mentre continua l'ambiguità tra le politiche industriali del Pd di governo e quelle gradite agli amministratori locali
Il Consiglio di Stato ha stabilito, per il momento, la prosecuzione della produzione di acciaio nell’Ilva di Taranto. La sentenza era attesa dal governo che, per voce dei ministri dello Sviluppo Giancarlo Giorgetti e del Lavoro Andrea Orlando, aspettava il responso prima di rendere operativi gli accordi e i piani che il governo Conte II ha stretto con ArcelorMittal a dicembre 2020. Questi sei mesi di attesa hanno comportato un ritardo rispetto agli impegni contrattuali e quindi bloccato la produzione al minimo storico, fermo a 3,5 milioni di tonnellate, con conseguente richiesta di cassa integrazione (Cig) per tutta la forza lavoro. E a questa che si sono opposti i sindacati confederali, che da tre giorni manifestano a Genova. Chiamato personalmente in causa, anche per le sue origini liguri, il ministro Orlando sarà in fabbrica lunedì. “Doveva venire 15 giorni fa” gli hanno risposto gli operai che proseguono lo sciopero. “Non possono essere i lavoratori a continuare a pagare lo scontro fra le diverse articolazioni e poteri dello stato” ha detto il segretario generale della Fiom Francesca Re David, “il governo deve spiegare perché chiede di utilizzare la Cig ordinaria che è finalizzata alle crisi di mercato, mentre la domanda di acciaio e il suo prezzo sono a livelli record”. A questa domanda dovrà rispondere lunedì Orlando, dal momento che non ci sono più scuse di natura giuridica, ambientale e sanitaria per portare avanti questa strategia anti-industriale. Il Consiglio di Stato lo ha ribadito a chiare lettere: sono Autorizzazione integrata ambientale e Piano ambientale che garantiscono il bilanciamento tra ambiente e salute. Se attuati, non vi sono pericoli sanitari.
Entrambi questi documenti sono stati elaborati da due governi del Pd: Letta e Gentiloni. Eppure, se ci troviamo con Ilva ferma, la domanda dirottata altrove e migliaia di dipendenti in Cig, è proprio a causa del Pd. Stavolta la magistratura non è intervenuta autonomamente, ma per un’ordinanza di spegnimento del sindaco di Taranto Rinaldo Melucci, del Pd. Appoggiato dal presidente della regione Puglia Michele Emiliano, sempre del Pd. E’ rispetto a loro che il ministro Orlando, del Pd, e il segretario del Pd Enrico Letta dovranno trovare una soluzione politica. Neppure di fronte a questa sentenza del Consiglio di Stato il sindaco di Taranto infatti si è pacificato: “Andremo avanti finché non chiuderà l’area a caldo”. Obiettivo incompatibile con quello del governo e del Pd nazionale che in tutti i piani, i contratti e i decreti firmati dal 2012 in poi, ha sempre portato avanti l’obiettivo di una fabbrica produce acciaio (quindi con area a caldo accesa). Riempire i comunicati stampa di parole vuote come transizione, accordo di programma, acciaio green, decarbonizzazione, aumenta il blablabla ma non basta a prendere in giro elettori e lavoratori. L’epoca di quelli che in riva allo Ionio chiedevano lo scivolo sugli altoforni e poi una volta al governo sono entrati in società con ArcelorMittal per raddoppiare Ilva, ha portato solo al capitombolo elettorale del M5s.
Il segretario nazionale Letta ha scelto proprio Taranto due settimane fa per la prima presentazione del suo libro “Anima e cacciavite”, affiancato proprio dai due amministratori locali del Pd che vogliono la chiusura dell’area a caldo: Melucci ed Emiliano. Ma la trasferta non è piaciuta a Fiom e Uilm: “E’ del tutto evidente che il Partito Democratico ha smesso da tempo di rappresentare i lavoratori e la triste vicenda del segretario Enrico Letta in terra ionica è il chiaro esempio, per chi ancora avesse qualche dubbio, che il lavoro e i lavoratori non sono i pilastri portanti dell’agire politico del partito che rappresenta. Per Fiom e Uilm la vertenza ex Ilva non può racchiudersi in slogan. C’era una volta il partito dei lavoratori”.
A corroborare la durezza dei sindacati contro il Pd, una notizia che da tempo monta a Taranto. Di fronte alla richiesta della cassa integrazione per 9 mila operai, a una fabbrica ferma, con un miliardo di buco nel 2020 dovuto proprio alla volontà manageriale di tenere fermi gli impianti, Acciaierie d’Italia (il nome della nuova società dopo l’ingresso dello stato) dopo aver finanziato il Taranto Calcio portando la squadra a vincere il campionato di serie D, sta stringendo contatti per sponsorizzarlo in serie C. Il sindaco di Taranto ha accolto favorevolmente l’iniziativa. E’ questa l’idea green del Pd per Ilva pubblica? Anziché produrre acciaio si dà al pallone? 12 mila operai in cassa integrazione e 11 calciatori in attività? Ilva green, come il colore del campo di calcio.