La svolta annunciata della Bce sull'inflazione
Lagarde annuncia un nuovo target: non più “sotto ma vicino al 2%”, ma “un obiettivo di inflazione simmetrico del 2%". La linea, già tracciata anni fa da Mario Draghi, ha lo scopo di agire sulle aspettative per far salire un po' i prezzi
“La nuova strategia è una solida base che ci guiderà nella conduzione della politica monetaria negli anni a venire”, ha detto la presidente della Bce Christine Lagarde. Il target dell’Eurotower per perseguire la stabilità dei prezzi non sarà più “sotto, ma vicino al 2%” ma sarà “un obiettivo di inflazione simmetrico del 2% a medio termine”. Può apparire una sottigliezza ma si tratta di un cambiamento storico, che infatti arriva a 18 anni dall’ultima revisione. Il Consiglio direttivo, all’unanimità, ha affermato che il nuovo obiettivo “è simmetrico, nel senso che scostamenti negativi e positivi dell’inflazione dall’obiettivo sono ugualmente inopportuni”, cosa che ha precisato anche Lagarde. Ma vuol dire, soprattutto, che gli scostamenti verso l’alto verranno tollerati allo stesso modo rispetto a quelli verso il basso. Non c’è un tetto, cosa che la precedente formulazione lasciava intendere.
La Bce non si spinge in avanti come la Federal Reserve, che adottando un average inflation targeting punta apertamente a un eccesso d’inflazione per compensare gli anni sotto al 2%. Ma l’obiettivo è il medesimo: agire sulle aspettative per far salire l’inflazione, in un contesto di bassa produttività e di tassi reali bassi, nel quale le armi tradizionali delle banche centrali sono spuntate. Con la nuova strategia la Bce dice ai mercati una cosa simile a quella della Fed, ma in maniera più cauta. La Bce continuerà a introdurre stimoli per raggiungere il target del 2% e sarà più persistente, cioè non ritirerà gli stimoli ai primi segnali di surriscaldamento dell’economia. E se questo provocherà un temporaneo eccesso di inflazione, verrà ritenuto accettabile. Se in questi anni di crisi il livello dei prezzi è stato a lungo sotto il target, allora potrà andare anche sopra.
Questa nuova strategia, a cui ha lavorato sin dall’inizio della sua presidenza la Lagarde, è un’eredità del suo predecessore. Per molti anni Mario Draghi ha indicato la direzione, immaginando questo nuovo regime per contrastare le spinte disinflazionistiche che si sono fatte sempre più forti dopo la grande crisi finanziaria e la crisi dei debiti sovrani. E la “simmetria” del target è entrata ufficialmente nella comunicazione della Bce già da due anni, almeno dal luglio del 2019 quando l’allora presidente della Bce parlò di un “obiettivo di inflazione simmetrico”. L’idea di rompere il tetto psicologico del 2% era però stata manifestata da Draghi già nel 2016, in un discorso a Vienna in cui aveva descritto in maniera molto chiara il quadro in cui opera ora la Bce: “Mentre il nostro mandato è simmetrico e il nostro impegno al riguardo è anch’esso simmetrico, esiste un’asimmetria negli strumenti a nostra disposizione per assolverlo che deriva dall’esistenza di un limite inferiore per i tassi di interesse”. Quando l’inflazione è troppo elevata la Banca centrale può alzare i tassi, ma quando è troppo bassa non ha molti margini per tagliarli.
E’ il terzo target nella storia della Bce. Inizialmente, nel 1998, il mandato era inteso come un tasso d’inflazione “sotto al 2%”, ma era troppo vago e indicava un range ampio (da 0 a 2%). Nel 2003, sotto Jean-Claude Trichet, fu ridefinito come “sotto, ma vicino al 2%”. Questo target è stato utile finché vi erano spinte inflazionistiche, ma dopo la crisi il mondo è cambiato. Dopo 18 anni, in seguito a un anno e mezzo di lavoro, con Lagarde si arriva, come indicato da Draghi, a un obiettivo simmetrico del 2% a medio termine. Se questo produrrà effetti concreti sulle aspettative e sull’economia dipenderà da quanto la nuova strategia verrà ritenuta una svolta e l’impegno della Bce credibile.
tra debito e crescita