Il decollo di Ita parte in salita
Il trasporto aereo europeo vive un momento di crisi molto complesso. Non sarà facile riuscire a rendere profittevole l'azienda, che oggi ha presentato il suo piano industriale e svelato flotta, obiettivi e dettagli dell'accordo con l'Ue. Ecco tutte le sfide che aspettano la nuova Alitalia
Il governo italiano e la Commissione europea dovrebbero avere trovato un accordo per la partenza della nuova Ita. La vecchia Alitalia dovrebbe chiudere tutti i voli il 15 ottobre, lo stesso giorno in cui la nuova compagnia dovrebbe iniziare con l’operatività. La partenza della nuova compagnia pubblica arriva con molti mesi di ritardo, ma è chiaro che la discontinuità richiesta dalla Commissione europea non era facile da attuare per un vettore che voleva ripartire dalle ceneri di Alitalia.
La compagnia nasce in un momento estremamente complesso per il trasporto aereo europeo, dato che le ultime stime di traffico indicano una caduta del 60 per cento rispetto al numero di passeggeri dello stesso periodo del 2019. Una situazione estremamente diversa rispetto al mercato statunitense, dove una campagna vaccinale iniziata velocemente e il coordinamento tra i diversi stati hanno permesso di avere a inizio luglio un traffico inferiore solo del 20 per cento rispetto al pre-pandemia. C’è inoltre da ricordare che esiste ancora il "presidential ban” confermato da Joe Biden che di fatto elimina la possibilità per i viaggiatori europei di recarsi negli Stati Uniti.
Purtroppo, in Europa anche il Green pass non ha risolto i problemi di coordinamento tra i diversi stati e le quarantene improvvise e i cambi di legislazione di ogni singolo paese non permettono al mercato di tornare a una parvenza di normalità. C'è infine il mercato intercontinentale, che rimane completamente bloccato viste le chiusure ai voli dei principali paesi.
Questi dati generali fanno ben capire che la nuova Ita nasce in un momento molto complesso per il trasporto aereo in generale e non sarà facile riuscire a rendere profittevole l’azienda, nonostante le nomine di management di rilievo.
La compagnia aerea partirà con 52 aerei e meno di 3.000 dipendenti, vale a dire solo con il ramo “aviation” della vecchia azienda. Un taglio rilevante, considerato che Alitalia operava con circa 11 mila dipendenti e più di 100 aerei nel 2019. Per gli altri asset, quali il marchio, l’handling o la manutenzione, la nuova Ita dovrà comprarli tramite una gara pubblica. Per la manutenzione, inoltre, la nuova compagnia potrà essere solo socio di minoranza. I tempi sono stretti e anche la ripartenza del 15 ottobre non è facile da rispettare.
Ita, dunque, nascerà molto piccola e prevede di tornare ai livelli del 2019 solamente nel 2025, quando supererà i 3 miliardi di fatturato e i 100 aerei in flotta.
Il governo dovrebbe stanziare 700 milioni di euro tramite un aumento di capitale per fare partire la nuova compagnia in modo che questa possa acquisire gli asset della vecchia Alitalia e possa partecipare ai bandi gara per acquisire il marchio, la manutenzione e l’handling.
C’è dunque da chiedersi a cosa servono questi 700 milioni di euro, quanto possano durare e in generale, quale possa essere il futuro per una compagnia così piccola in un mercato così complesso?
Sicuramente non sarà facile essere profittevoli nel terzo trimestre del 2023 - come scritto nel piano industriale - perché le incertezze sono molte. Alitalia perdeva 600 milioni di euro nel 2019, quando la pandemia ancora non c’era, perché era troppo debole su un mercato che ha visto un continuo consolidamento degli altri attori. È chiaro che una compagnia molto più piccola potrebbe perdere molti meno soldi, ma le difficoltà sono enormi, anche visto che il mercato intercontinentale, il più profittevole nel settore dell’aviazione, potrebbe rimanere chiuso per diverso tempo.
C’è dunque il serio rischio che nel 2023 tutti i 700 milioni di euro pubblici saranno già stati consumati.
Inoltre, bisogna sottolineare che la pandemia ha accelerato il consolidamento dei grandi gruppi di trasporto aereo, dato che diverse deboli compagnie sono uscite dal mercato e tutti i principali vettori sono invece ancora in piedi. La nuova Ita – Alitalia (se acquisterà il marchio) dovrà competere con colossi che hanno tra 5 e 8 volte il numero di passeggeri e in alcuni casi anche un fatturato 10 volte superiore a quello della compagnia italiana nel 2025. Una strategia stand alone è dunque insostenibile per un vettore troppo piccolo che vuole competere in un mercato europeo sempre più complesso e competitivo: l’unica speranza per Ita è quella che il vettore possa finire dentro qualche grande gruppo europeo cercando di minimizzare lo spreco di risorse pubbliche.
Negli ultimi 20 anni Alitalia non è mai stata competitiva, tanto che ha sempre chiuso i propri bilanci in perdita (ad eccezione del 2002 quando Klm pagò una penale da 200 milioni di euro pur di non completare la fusione con Alitalia) e sarà molto complesso che questa nuova piccola compagnia possa diventare profittevole nel periodo più difficile di sempre dell’aviazione.
Sarà importante fare attenzione che non si assegnino i servizi aerei ad Alitalia senza gara (come prevedeva il decreto rilancio del governo Conte nel 2020 per gli oneri di pubblico servizio), chiudendo così la competizione sul mercato nazionale.
Riuscire a rilanciare il mercato aereo, anche grazie alla competizione, a un abbassamento della tassazione e a un’incentivazione degli investimenti di tutto il settore dovrebbe essere il punto primario per un governo che purtroppo deve ancora confrontarsi con l’infinita saga di Alitalia.