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Il pil va bene, ma il terreno da recuperare è ancora tanto
La relatività del rimbalzo. Come leggere i dati della ripresa senza attribuire all’Italia. Illusori sorpassi sulla Germania. Il nostro reddito, calcolato con il pil, è calato nel 2020 di quasi il 9 per cento
"Boom economico”, “il pil dell’Italia corre più di Francia e Germania”, “corsa del pil, Italia batte Germania”. Non sono i post di un partito nazionalista al governo, né i titoli di un tabloid, ma quelli del principale giornale finanziario ed economico del paese.
Partiamo dalle nuove stime del Fondo monetario internazionale, che ha aggiornato il suo World Economic Outlook. Come già accaduto per le stime della Commissione europea, alcuni giornalisti e commentatori economici hanno gioito del fatto che il pil italiano crescerà nel 2021 più di quello tedesco. Secondo l’Fmi, nel 2021 la crescita italiana raggiungerà il +4,9 per cento, mentre quella tedesca solo il 3,6. Da qui i titoloni e l’euforia. Per anni infatti il nostro paese è stato il fanalino di coda dei valori di crescita del pil in Europa: d’altronde tra la fine del 2018 e il 1999 – in vent’anni – il reddito pro capite italiano era cresciuto in termini reali solo di un misero 1,21 per cento. Pari a un tasso medio annuo, tenetevi forte, dello 0,06 per cento. Una percentuale che impallidisce a confronto di quanto accaduto nel resto d’Europa: Germania +27,6 per cento, Spagna +21,5 per cento, Francia +17,1 per cento, perfino la Grecia ci ha superati (+4,8 per cento).
Numeri che dovrebbero accendere una spia rossa in chi crede che con la pandemia il distacco si sia azzerato. Anzi, all’economia italiana – mediamente meno dinamica e resiliente e con istituzioni meno forti – uno shock improvviso come la crisi sanitaria ha prodotto più danni che altrove. E qui sta il punto: le variazioni del pil si calcolano sul punto di partenza, che per l’Italia è parecchio più indietro rispetto alla Germania. Il nostro reddito, calcolato con il pil, è calato nel 2020 di quasi il 9 per cento, quello tedesco invece quasi della metà: -4,8 per cento.
Ed è per questo che non ha alcun senso economico scrivere “Italia batte Germania”: ci mancherebbe altro, rimbalza di più una pallina che cade da un metro o una che cade da tre? Lo stesso accade in economia, soprattutto in una crisi come quella attuale in cui i lockdown non hanno permesso ai consumatori di mantenere le loro abitudini di consumo di beni e servizi precedenti alla pandemia. Lockdown che sono stati più rigidi in Italia che in Germania: per questo motivo i consumatori italiani – una volta allentate le misure di contenimento del virus – stanno spendendo più dei tedeschi, che invece hanno subito meno limitazioni nei mesi scorsi.
Per tutti questi motivi la nostra condizione dovrebbe essere confrontata con chi se la è vista brutta come noi nel 2020. Per esempio, Francia e Spagna, il cui pil è calato rispettivamente dell’8 e di quasi l’11 per cento. Ma non leggerete titoli sul sorpasso italiano su francesi e spagnoli, perché le previsioni non sono a nostro favore. Il Fondo monetario internazionale ha stimato che Francia e Spagna raggiungeranno nel 2021 livelli di crescita maggiori di quello previsto per l’Italia. E così hanno fatto anche altri istituti, come la Commissione europea e l’Ocse. Ulteriore confusione si è sollevata quando, venerdì, l’Istat ha pubblicato le stime preliminari sul pil del secondo trimestre, molto migliori delle attese a +2,7 per cento invece dell’atteso +1,3. Nel comunicato stampa dell’istituto di statistica era anche scritto che la crescita acquisita per il 2021 ha raggiunto il +4,8.
Evidentemente alcuni commentatori non hanno però chiaro il concetto di “crescita acquisita”, dal momento che hanno trionfalmente confrontato questo dato con la stima di fine anno. Ricostruendo il loro pensiero, se già a metà anno siamo cresciuti del 4,8 a fine anno potremo superare largamente il 6 (come auspica anche il ministro Renato Brunetta). Ma nei prossimi due trimestri il centro studi di Confindustria, come altri istituti, stimano un rallentamento della crescita, proprio perché siamo di fronte a un rimbalzo e non a una insperata ripartenza del motore Italia. E dunque la stima di fine anno - a meno di, a oggi, improbabili ricadute - dovrebbe essere sì maggiore di 4,8 ma non supererà i valori pre-Covid.
Sia chiaro: il pil italiano quest’anno probabilmente crescerà più delle aspettative iniziali, e – in un contesto di miglioramento economico globale grazie ai vaccini – il nostro paese sta accelerando più di altri. Ma il terreno da recuperare è ancora moltissimo, soprattutto per il nostro paese - già malconcio prima della pandemia – che per il Covid è rimasto molto più indietro rispetto ad altri.