la trappola dell'iva
Le amministrazioni locali, i fondi in arrivo, il problema Iva. Parla il sindaco di Catania
Gli impieghi del Pnrr soggetti all’imposta: problema per i comuni, che attendono risposte da Roma. Il punto di Salvo Pogliese
Da Catania, città che scegliamo come esempio e come modello operativo, si capisce bene cos’è il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Con la giusta partecipazione, perché i soldi in arrivo e, soprattutto, le nuove procedure, avranno un effetto di trasformazione sulla gestione comunale. E anche con il giusto distacco, perché è lo stesso sindaco di Catania, Salvo Pogliese, di FdI, a dirci che l’amministrazione della città è stata saltata per buona parte delle decisioni su grandi opere che interessano il territorio comunale. “Capisco che i tempi per le decisioni sono stati terribilmente ridotti, ma più coinvolgimento dei sindaci, non solo per quanto mi riguarda ma per tutta l’Italia, sarebbe stato opportuno e anche utile per arrivare meglio agli obiettivi”.
Comunque, ora si comincia, e Catania è interessante anche perché è tuttora in stato di dissesto finanziario, secondo quanto stabilito dalla Corte dei conti, proprio all’indomani dell’insediamento di Pogliese. La città siciliana si trova quindi esattamente in una delle condizioni per le quali si è dovuto più lavorare, a livello centrale, per mettere le amministrazioni in grado di operare, recuperando il loro impegno e la loro partecipazione attiva, anche se, come si diceva, erano state un po’ messe da parte nella prima fase di preparazione delle linee d’intervento nazionali.
C’è una questione preliminare da risolvere ed è quella dell’Iva. L’ingente trasferimento di risorse dall’Ue all’Italia, anche per evitare inutili partite di giro sull’imposta europea per eccellenza, resta soggetto a tassazione Iva, o meglio, lo sono i suoi impieghi. Le amministrazioni locali, per le quali passa una buona parte della spesa nazionale a valere sul Piano, hanno posto il problema al ministero. Ma, nel rimpallo di domande e responsabilità, attendono che sia Palazzo Chigi a sistemare la questione. “Probabilmente si procederà come si è fatto in passato con i fondi europei – ci dice Pogliese – ma attendiamo indicazioni dal governo”. Questo è l’unico elemento in sospeso. Per il resto si vede come il Piano stia marciando a un’altra velocità e con altri modi di lavorare rispetto ai precedenti programmi di spesa e realizzazione di investimenti pubblici. Il caso di Catania è esemplare.
“In questo momento – ci dice Pogliese – abbiamo 2.300 dipendenti, ma negli uffici tecnici ci sono solo due ingegneri, due architetti e 20 geometri. Con il Piano abbiamo avuto 4,8 milioni di euro per assumere 35 tecnici in più, per tre anni. Questo è il fatto per noi più importante, anche paragonandolo alla nuova disponibilità finanziaria. Perché si tratta di superare i blocchi storici che avevano impedito gli accessi di tecnici negli uffici comunali, erano 30 anni che non si faceva un concorso. E noi sappiamo che, per esempio, un geometra entra con un costo di 30 mila euro all’anno, ma produce per il comune entrate triple o quadruple. I concorsi saranno tutti per titoli, come abbiamo fatto recentemente per gli agenti di polizia urbana. I dirigenti del comune mi dissero che era impossibile, per regolamento, fare concorsi per titoli. In un giorno abbiamo cambiato il regolamento e il concorso si è fatto, con 30 assunzioni realizzate, e osservo che 24 dei nuovi agenti sono donne, tra le prime prove d’esame, fatte a novembre 2020 e l’inizio dell’attività a dicembre 2020. Siamo in attesa di altri 16 tecnici, dal concorso voluto dai ministri Renato Brunetta e Mara Carfagna, ma in quel caso le idoneità sono state circa un terzo in meno delle attese”.
Ecco alcuni esempi della destinazione dei fondi. “Abbiamo progetti pronti e approvati a valere sul Piano per due edifici con 64 alloggi di edilizia popolare per 15 milioni di euro e una somma pari per la riqualificazione del centro storico. Abbiamo 72 milioni per progetti approvati su mobilità urbana ed efficienza energetica, sul fondo React Eu”. Si vede come altri centri di spesa, come Ferrovie o le autorità portuali, riescono a determinare l’agenda del Piano con più peso rispetto ai comuni, per quanto grandi. Mentre, lamenta Pogliese, “sono un po’ squallidi gli interventi di parlamentari locali che si sbrigano a convocare conferenze stampa per annunciare finanziamenti di progetti prima che ne venga informato il comune”.
A Catania (e siamo di fronte a un’opera condivisa dal sindaco) arriva un ingente investimento di Rfi per interrare i binari che costeggiano l’aeroporto. In questo modo si potrà avere la terza pista e aprire ai voli intercontinentali. E il collegamento tra la città e l’aeroporto sarà rinforzato in modo decisivo con i 317 milioni per la tratta della metropolitana da Misterbianco a Paternò, finanziamento che si aggiunge ai 15 milioni del fondo europeo “classico” di sviluppo e coesione. Mentre per la mantellata del porto sono pronti i progetti e i 70 milioni necessari. “Tutte opere che vengono impostate – ci dice Pogliese – con tempi tassativi e con controlli continui, e questa è una delle altre novità che rendono il Piano diverso anche dall’uso dei fondi europei. Mi auguro però, e farò pressioni politiche perché sia così, che i fondi per il sud restino almeno pari a quanto sono adesso, evitando che i soldi del Piano vadano a fare da sostituto netto a quanto già ci spettava”.