Euronext ha un piano di integrazione che coinvolge Borsa italiana
Il gruppo francese punta a essere protagonista della nuova fase europea: la creazione del mercato unico dei capitali
Sul futuro di Borsa italiana alcune forze politiche (Fratelli d’Italia in primis, ma anche Lega e M5s) continuano a esprimere forti preoccupazioni. Nuove polemiche sono state suscitate da rumor di stampa su forti tagli al personale in arrivo con il nuovo piano strategico e su una possibile sostituzione dell’attuale ad, Raffaele Jerusalmi. Il punto su cui batte il partito di Giorgia Meloni è sempre lo stesso: in gara per rilevare Borsa italiana c’erano anche altri pretendenti, tra i quali soggetti solidi e credibili come Deutsche Borse; perché il governo Conte è andato avanti come un treno con il gruppo francese Euronext e quello di Mario Draghi non ha fatto nulla per tornare indietro? Ma questa appare una polemica superata dai fatti visto che l’acquisizione è un capitolo chiuso. E se anche il nuovo piano industriale che sarà presentato a novembre dovesse prevedere una razionalizzazione dei costi della branch italiana e nuove nomine, non sarebbe così inusuale per un’operazione di questa portata, mentre avrebbe più senso ragionare su quali sono le prospettive che si aprono per Piazza Affari. Che cos’è, per esempio, il “progetto europeo” che coinvolgerà Borsa italiana di cui parla Euronext quando replica alle accuse di neo colonialismo finanziario? Da un colloquio a tutto campo avuto dal Foglio con il ceo di Euronext, Stéphane Boujnah, durante la presentazione dei dati del secondo trimestre, emerge qualche indizio su un disegno molto ambizioso.
“L’iniziativa Next Generation Eu – ragiona Boujnah – comporterà l’emissione di 750 miliardi di euro di obbligazioni entro il 2026. Mts, che ha una competenza eccezionale nel trading di titoli del debito pubblico, è in una posizione ideale per aiutare la Commissione europea a ottimizzare l’emissione e il trading di questi nuovi bond sui mercati secondari. Mts può offrire ai centri di gestione del debito di tutta Europa la possibilità di accedere ai dati in tempo reale e tornare sul mercato per massimizzare l’emissione senza grandi aste”. Boujnah ha, dunque, in mente di fare gestire a Euronext l’emissione dei nuovi bond Ue diventando così protagonista della nuova fase in cui sta entrando l’integrazione europea con la creazione del mercato unico dei capitali. E per farlo intende far leva su una piattaforma tecnologica come Mts che è nata e si è sviluppata in Italia. Pur essendo, infatti, Euronext la prima piazza azionaria in Europa con oltre 1500 società quotate, è nel trading di titoli di stato che ha fatto il grande salto grazie a Mts che in termini di profittabilità ha sempre rappresentato la vera gallina dalle uova d’oro di Borsa italiana, anche quando era di proprietà del London Stock Exchange.
“L’Europa deve essere un continente di creatori di finanza, non un territorio di sottrattori di finanza. Crediamo che la costruzione di istituzioni finanziarie europee forti e integrate sia la via migliore per realizzare l’unione dei mercati dei capitali”, aggiunge Boujnah. In questo disegno, Borsa italiana è strategica tanto più che sta contribuendo in modo determinante alla crescita del gruppo: su 328 milioni di ricavi complessivi realizzati nel periodo che va da aprile a giugno di quest’anno, infatti, il contributo di Piazza Affari è stato di 90 milioni pur essendo stata la società italiana integrata nel bilancio consolidato solo per due mesi e due giorni. Ma quando avverrà l’annunciato trasferimento del cervellone delle contrattazioni da Londra a Bergamo?
“Il trasferimento del nostro data center rappresenta il più grande investimento tecnologico fatto da Euronext dalla realizzazione di Optiq, la piattaforma di trading di proprietà di Euronext. E questa migrazione sta innescando la decisione dei maggiori clienti, che sono i principali operatori finanziari del mondo, di trasferire i propri server nella stessa sede di Bergamo. Secondo i nostri piani, il data center di Bergamo entrerà in funzione per Euronext nel secondo trimestre del 2022”. Intanto, la decisione di un brand italiano come Ermenegildo Zegna di quotarsi a Wall Street e di un campione nazionale francese, Illiad, di dire addio alla Borsa di Parigi suscitano qualche interrogativo sull’attrattività dei mercati azionari europei in un contesto globalizzato in cui le Borse di Wall Street, Hong Kong e Londra sono concorrenti agguerrite. A Milano la corsa al delisting è incessante con sei o sette società che hanno lasciato Piazza Affari negli ultimi mesi (le ultime Astaldi e Carraro) e altrettante che lo faranno nei prossimi (Cattolica è una di queste) con una perdita di capitalizzazione di 10-15 miliardi. Che cosa sta succedendo? “Il delisting è una tendenza globale, che rimane stabile – dice Boujnah – perché i fondi di private equity hanno un maggiore appetito per le aziende più grandi. Ma questi stessi fondi hanno naturalmente bisogno di una exit strategy quando l’azienda è più matura, e i mercati dei capitali rimangono la migliore soluzione”.