L'inflazione in salita e lo spettro di una politica monetaria restrittiva
Continua la crescita dei prezzi, ma il problema non spaventa fino a quando l'economia cresce. E neppure alla Germania conviene rallentare le misure monetarie di sostegno della ripresa. Parla Poma (Nomisma)
"L’Italia sta andando veramente forte e quando un’economia va così forte non ci si può spaventare per un tasso d’inflazione al 2,1 per cento su base annua”. Lucio Poma, professore di Economia all’Università di Ferrara e responsabile scientifico di Nomisma, continua a essere ottimista sulla crescita dei prezzi che, spiega, è completamente imputabile alla componente dei beni energetici, in quanto l’inflazione di fondo resta stabile allo 0,6 per cento. “L’Istat ha confermato l’aumento del 2,7 per cento del pil italiano nel secondo trimestre – osserva Poma – mentre l’Ocse ci ha promosso seconda economia mondiale in quanto a crescita nel secondo trimestre. Alla luce di ciò, questa timida crescita inflattiva non deve destare preoccupazione né allarmismo”. In effetti, l’Italia, battendo tutte le stime, ha mantenuto ad agosto livelli record nel settore manifatturiero, come confermato dai dati di Ihs Markit, diventando praticamente un caso in Europa. L’indice Pmi dell’Italia, infatti, è rimasto vicino al valore più alto di sempre, in aumento da luglio e con un nuovo e forte miglioramento dello stato di salute del settore, spinto dall’espansione più rapida della produzione e dei nuovi ordini. Per contro, la zona euro ha visto ad agosto un rallentamento della crescita manifatturiera e un balzo dell’inflazione al 3 per cento. Di fronte a questa corsa dei prezzi c’è chi teme che la Banca centrale europea, che di recente ha fissato un obiettivo simmetrico d’inflazione al 2 per cento, possa inasprire prima del previsto la politica monetaria. “Ritengo che questo livello di inflazione non sia preoccupante e spero non diventi uno strumento nelle mani dei falchi europei per mettere in discussione la recente forward guidance della Bce, tesa a rassicurare i mercati sulla continuità della politica espansiva e ad allontanare i timori di un tapering”, dice Poma.
Il problema potrebbe nascere dalla Germania. Se da un lato l’inflazione tedesca ad agosto è aumentata al 3,9 per cento, dall’altro, nel secondo trimestre l’economia del paese è cresciuta di un punto percentuale in meno rispetto all’Italia. Il presidente della Bundesbank, Jens Weidman, ritiene plausibile un tasso d’inflazione di ben 4 punti percentuali in Germania nel secondo trimestre 2021 (l’ultima volta che nel paese il livello dei prezzi al consumo è salito a questi livelli è stato nel giugno del 1992). E proprio ieri Weidmann ha detto che l’inflazione nella zona euro rischia di superare le attese, perciò bisogna preparare la fine del Pepp, il programma di acquisto titoli messo in campo dall’Eurotower all’inizio della crisi pandemica. “Al momento, però, – ne è convinto il capo economista di Nomisma – anche alla Germania non conviene introdurre elementi di rallentamento alla crescita poiché un inizio precoce del tapering potrebbe trasformarsi in una frenata mostruosa della sua economia. E comunque anche negli Stati Uniti – dove quest’anno si prevede una crescita del pil al 6,6 per cento e un tasso d’inflazione al 5,2 per cento – non è poi così scontato che la Federal Reserve ritiri gli aiuti pubblici in tempi brevi”.
A ogni modo, l’inflazione è un tema molto sentito e la domanda più frequente è se la tendenza all’aumento dei prezzi continuerà. Secondo un’analisi della casa d’investimento tedesca Flossbach von Storch “l’inflazione nell’Eurozona non sfuggirà di mano nell’immediato ma è molto probabile che nei prossimi anni sarà più elevata che in passato. Riteniamo plausibile un tasso compreso tra il 2 e il 3 per cento”. Ma quando i prezzi salgono non dovrebbero seguirli anche i tassi d’interesse? Questo è il dilemma che attende il prossimo consiglio della Bce, anche se lo stesso Weidmann ha sottolineato che una “politica espansiva è ancora appropriata”. Il che vuol dire che i tempi per un restringimento non sono ancora maturi ma che l’opzione sarà senz’altro presa in considerazione in futuro. In questo contesto, la ripresa dell’Italia viaggia a ritmi inattesi e con un aumento dei prezzi meno preoccupante rispetto ad altri paesi. Una specie di “miracolo economico” se non fosse, come osserva ancora Poma, per un altro aspetto e cioè che l’occupazione non aumenta al ritmo della straordinaria crescita economica del paese. Come mai? “Abbiamo una crescita asimmetrica – dice l’economista –. Ci sono molte imprese manifatturiere che lamentano di non trovare i giovani da assumere per gestire i nuovi processi di produzione. Vi è dunque un problema di competenze. Su questo mi pare che il governo stia lavorando alacremente partendo dagli Its e dagli Istituti professionali”.