Nucleare e analfabeti dell'ambientalismo. Difesa del ministro Cingolani
Per una parte del mondo ambientalista l’opposizione al nucleare rappresenta quello che per molte religioni sono dogmi indiscutibili. Ecco perché l'attacco al ministro, che dice cose di buon senso, è sbagliato
Un po’ di tempo fa Richard Lindzen, cattedra di scienza dell’atmosfera al MIT, affermò che probabilmente i primi a non credere negli effetti tragici dell’aumento delle temperature erano gli ambientalisti. Perché se veramente considerassero il riscaldamento globale l’anticamera della fine del mondo dovrebbero spingere ad usare tutti gli strumenti possibili per ridurre l’impatto dei gas serra. Fra cui il nucleare. Ma per una parte del mondo ambientalista l’opposizione al nucleare rappresenta quello che per molte religioni sono dogmi indiscutibili. Così per molti di loro ripensare all’energia nucleare come opzione possibile significherebbe, più o meno, abiurare e doversi rimettersi in discussione.
Si capisce perfettamente quindi la reazione isterica di alcuni alle parole piene di buon senso pronunciate dal ministro Cingolani. Il quale ha semplicemente affermato che, soprattutto di fronte ai nuovi sviluppi che puntano a reattori più piccoli, meno costosi, più sicuri e con meno produzione di scorie, sarebbe illogico non tenere in considerazione questa opzione. La stessa tesi esposta, fra gli altri, da Bill Gates nel suo recente libro. Ed ha accusato un certo mondo ambientalista, molto radical, di essere il primo nemico di una transizione ragionevole e che usa tutti gli strumenti disponibili. D’altra parte i numeri parlano chiaro. L’unica fonte che è in grado di competere con carbone e gas per forza, potenza e continuità della produzione è l’energia nucleare. E’ vero che il gigantismo di una parte di questo mondo ha portato ad un aumento dei costi e ad un allungamento dei tempi. Ma vedere Greenpeace preoccuparsi dei costi induce al sorriso ironico. Soprattutto di fronte alle gigantesche quantità di quattrini immesse nel sostegno alle rinnovabili con insufficienti risultati – le rinnovabili pesano per qualche punto percentuale sul totale dei consumi di energia e non intaccano il dominio dei fossili – e di fronte, secondo loro stessi, ad un cataclisma prossimo futuro da sconfiggere con ogni mezzo, senza se e senza ma. Figuriamoci i costi! Ma inoltre se l’industria nucleare cerca nuove strade opporsi a prescindere è privo di senso.
D’altra parte i numeri parlano chiaro. Decine di statistiche mostrano come i tassi di mortalità associati alle varie fonti energetiche vedono il nucleare all’ultimo posto fra quelle tradizionali preceduto da carbone, gas, olio e persino idroelettrico. Se poi esaminiamo un indice fondamentale per la comprensione del rapporto fra produzione di energia e produzione di CO2, l’intensità, vale a dire quanti grammi di CO2 sono associati alla produzione di 1 dollaro o di un euro di PIL, la classifica vede in testa di gran lunga la Francia, il paese più efficiente in questo ranking grazie all’energia nucleare. Altro che la verde Germania che affronta la chiusura del nucleare aumentando la produzione di energia dal carbone, allarga le sue miniere e si collega alla Russia con il North Stream per importare nuovi miliardi di metri cubi di gas.
Un recente rapporto commissionato dall’amministrazione Biden sui ritardi tecnologici degli USA indica insieme per esempio alla produzione di microchip anche la leadership perduta nell’energia nucleare dall’Occidente. Impianti si continuano a costruire in tutto il mondo, ma i leader sono diventati Russia, Corea, Cina. A Cingolani è stato rimproverato persino di avere previsto fra i compiti di una direzione del suo ministero anche di seguire gli sviluppi tecnologici dell’energia nucleare. Una vera fissazione che si estende per altro anche ad altre tecnologie, come la carbon sequestration, l’idrogeno blu e persino i progetti di riforestazione raccomandati dall’ONU. Solo le rinnovabili per loro possono salvare il mondo. Se nel frattempo tutti i dati ci dicono che non basta e che ogni anno la situazione peggiora si fa finta di niente. Se la realtà non rispecchia le mie idee è evidentemente sbagliata la realtà. L’attacco a Cingolani, reo di avere bene in testa numeri e fatti, è partito da tempo. Razionalità e buon senso non sono graditi. Meglio tornare ai ministri che si preoccupano prima di tutto dell’orso del Trentino. Salvate l’orso e salverete il mondo. Soprattutto salverete gli ambientalisti e le loro fissazioni.