Esempi virtuosi
Storia di Personio, un unicorno di successo
In nove mesi la startup tedesca ha quadruplicato il suo valore. Abbiamo chiesto al suo ceo, l’ingegnere Hanno Renner, cosa deve fare una piccola impresa per diventare grande
Due anni di pandemia non hanno fermato Personio, l’azienda tedesca fondata nel 2015 dal giovane Hanno Renner, l’ingegnere informatico oggi 31enne che si è inventato una soluzione di gestione delle risorse umane per pmi basata sul cloud. Renner parla su Zoom al Foglio da dietro le quinte della conferenza HUG (High-Impact Unconventional Gathering) della sua azienda a Monaco nel giorno in cui le principali agenzie internazionali battono la seguente notizia: Personio ha raccolto investimenti per 500 milioni di dollari dall’inizio del 2020 e oggi il valore complessivo dell’azienda è stimato in 6,3 miliardi di dollari, ossia quattro volte tanto il valore di inizio anno. All’uomo del giorno, camicia blu e grande sorriso, chiediamo in primo luogo di spiegare cosa sono le risorse umane. La risposta di chi ha messo le Human Resources (HR) al centro della propria carriera non poteva essere diversa: “È una delle funzioni più importanti di ogni impresa, che può avere successo solo quando le persone che impiega hanno a loro volta successo”. Gestire le risorse umane non vuol dire quindi solo trovare le persone giuste per un incarico ma renderle produttive e soddisfatte.
Renner – la cui impresa ha un fatturato in milioni a due cifre, che ha raddoppiato il proprio business nel 2021 e che nello stesso anno di pandemia ha raddoppiato i dipendenti raggiungendo quota 1.000 in cinque uffici europei – non ha la pretesa di avere rivoluzionato e innovato (disrupted) le risorse umane. Il ceo spiega però che Personio le supporta e le sviluppa “nella speranza di farle andare al di là del loro scopo tradizionale”. L’azienda è come una barca che naviga in un mare di competenze in espansione rivolgendosi a una clientela altrettanto vasta quanto indistinta: quella delle pmi, il Mittelstand in tedesco. Secondo una definizione comune le piccole e medie imprese sono quelle con meno di 250 occupati, un fatturato annuo non superiore ai 50 milioni o un totale di bilancio annuo non superiore a 43 milioni. Renner è meno fiscale: “I nostri clienti sono aziende con minimo dieci e massimo 2.000 addetti”.
Poi aggiunge che il cliente tipico – quello tipo non esiste – ha un paio di centinaia di dipendenti, una o massimo due sedi in Italia, Germania, Regno Unito “e noi li aiutiamo a digitalizzare l’intero ciclo vitale degli impiegati”, dall’assunzione, alla crescita della forza lavoro senza dimenticare la gestione delle ferie e dei giorni di malattia. Se il numero degli addetti è un carattere chiaro e univoco, Renner non può invece categorizzare gli utenti di Personio per settore o attività. “Andiamo dalla fabbrica di matite, ai business più tradizionali, dalla startup fino ai club di calcio”. Perché la gestione delle risorse umane non è poi un’esclusiva delle aziende “ma riguarda anche i partiti politici e le ong: insomma ogni tipo di organizzazione”.
E il discorso si sposta subito sull’Italia, “un mercato per noi molto interessante con una struttura economica simile a quella della Germania”. Fra i 5 mila clienti (anche questi raddoppiati nell’anno di pandemia 2021) distribuiti in 80 paesi, “alcune decine” sono nel Belpaese. Al pari di quanto succede nella Repubblica federale tedesca, anche in Italia i software per la gestione del personale sono di norma pensati per le grandi aziende o le amministrazioni pubbliche, “e da questo punti di vista credo che stiamo compiendo un’opera di democratizzazione”.
Un’opera appena agli inizi se è vero che, al netto delle squadre di sport, del mondo delle associazioni e delle ong, in Europa ci sono 1,7 milioni di imprese piccole e medie “e noi abbiamo 5 mila clienti, ossia lo 0,3 per cento del mercato continentale”. Personio guarda a tutta la regione e il suo sito parla già sei lingue portando avanti anche un’attività di localizzazione. In Germania, per esempio, le assenze dal lavoro si contano in giorni e in Italia in ore, ma come ben sintetizza il ceo, i problemi delle pmi sono gli stessi ovunque, cambia solo il modo in cui si fa business. Si tratta insomma di adattarsi ai modi e alle leggi, “ma le necessità – insiste Renner – sono le stesse: assumere e gestire il personale”. In altre parole le individualità ci sono “ma sono legate più alle imprese che agli stati”.
Imprese che, grandi e piccine, la pandemia ha messo in ginocchio negli ultimi due anni. Al giovane ceo chiediamo allora se il successo della sua startup sia dovuto proprio alla pandemia o sia arrivato a dispetto del Coronavirus. Fulmineo nel replicare e altrettanto veloce nel parlare, Hanno questa volta fa una pausa; e sorride. La sua risposta contempla tanto la pandemia quanto la sua assenza: “Credo che saremmo cresciuti lo stesso e alla stessa velocità anche senza l’emergenza: detto questo, è vero che, quando tutti lavorano da casa, firmare un contratto o fare una delle tante cose che il nostro software di solito fa dall’ufficio ha comportato dei cambiamenti”. Il lavoro da remoto ha aumentato la domanda di servizi chiesti a Personio soprattutto da parte di aziende tradizionali “ma comunque non saremmo andati molto più piano”.
Renner osserva poi come la pandemia abbia apportato cambiamenti di durata al modello di lavoro dall’ufficio come lo abbiamo conosciuto per decenni. Il punto sostanziale però non è il numero di ore lavorate da un luogo o da un altro, ma il rilancio del ruolo delle risorse umane. Perché se fino a ieri gli addetti alle HR “si occupavano di attività sostanzialmente amministrative”, il Coronavirus ha messo al centro della vita aziendale proprio le licenze, congedi, il lavoro da remoto. La conseguenza, riprende Renner, è che un numero crescente di imprese sta investendo nelle risorse umane, sia sotto l’aspetto tecnologico (software gestionale) sia assumendo professionisti del settore che possano aiutare nella crescita. E’ questo sviluppo che ha spinto a loro volta investitori quali Greenoaks Capital Partners, con Altimeter e Alkeon Capital, ma anche Accel, Index Ventures, Meritech, Lightspeed, Northzone e Global Founders Capital, a puntare su Personio. “Da una parte hanno visto che la nostra crescita è veloce, dall’altra che abbiamo solo lo 0,3 per cento del mercato: c’è ancora moltissimo da conquistare”, sottolinea Renner immaginando di costruire “un’azienda davvero grande e pubblica nel giro di qualche anno, con diverse migliaia di dipendenti”.
Le possibilità di crescita per Personio non arrivano però solo dalla struttura economica fortemente parcellizzata di paesi come la Germania e l’Italia: anche l’invecchiamento della popolazione diventa un’occasione di sviluppo. E questo succede soprattutto nella Repubblica federale, dove il tasso di disoccupazione è sceso su livelli “fisiologici” mentre la fame di manodopera qualificata è in continuo aumento. Se anche tutti i giovani tedeschi di oggi diventassero medici, infermieri, ingegneri informatici, ma anche idraulici e tecnici dell’aria condizionata, il paese avrebbe ancora bisogno di rivolgersi all’estero. Secondo una recente stima dell’Agenzia federale per il lavoro (Bundesagentur für Arbeit), a causa dello sviluppo demografico, il numero di potenziali lavoratori in età da lavoro diminuirà di quasi 150.000 quest’anno e molto più in fretta negli anni a venire.
Morale della favola: la Germania ha bisogno di 400 mila immigrati all’anno. Anche qua Rennen sente di potere dare una mano. “È verissimo, e noi stessi abbiamo dipendenti di 68 diverse nazionalità. E l’annuncio di chi offre un lavoro su Personio può essere visto dagli altri utenti del sistema mentre chi posta l’annuncio può tracciare in via digitale le risposte e organizzare i colloqui con un candidato in un paese terzo”. Fra i motivi del successo della sua azienda, Renner ricorda l’approccio “olistico” alle risorse umane. “Noi non digitalizziamo solo i parametri assenze/presenze ma anche il reclutamento, l’inserimento, e tutti i documenti di valutazione dei dipendenti”. L’addio agli incartamenti semplifica così la vita degli addetti alle risorse umane e se qualcuno cambia funzione all’interno dell’azienda, “l’intero passaggio è ottenuto con un click, il che è tanto più utile per le organizzazioni più piccole che spesso non hanno né ufficio né un addetto preposto alle HR”.
Con una punta di orgoglio Renner spiega che grazie alla digitalizzazione dei processi gestionali i responsabili delle risorse umane hanno più tempo di dedicarsi alla caccia ai talenti: “In molti ci hanno ringraziato e questo per me è molto motivante”. È evidente che in un business model basato sulla fiducia – con i clienti che affidano a Personio tutti i dati sensibili dei dipendenti – la sicurezza cybernetica è vitale. Tanto più in un paese come la Germania già messo più volte alla prova in anni e mesi recenti da una serie di attacchi hacker che hanno preso di mira ora i server di alcune università berlinesi, ora il sistema di numerazione degli autobus nella capitale, il server del Bundestag o quelli dei principali partiti politici. “Investiamo pesantemente nella sicurezza digitale con un team di ingegneri informatici che massimizza la protezione dei dati ma assumendo anche ciclicamente anche degli hacker ai quali chiediamo di tentare di forzare il sistema”.
A Rennen, fondatore di una startup in forte crescita, chiediamo infine se conosce una formula magica che altre imprese appena avviate possano seguire sulla via del successo. La risposta non poteva che partire dalle risorse umane: “I lavoratori sono la chiave più importante del successo di ogni azienda, a partire da Personio come per ogni altra startup. Portare dentro le persone giuste, non solo da un punto di vista delle competenze ma anche sotto il profilo della cultura aziendale è fondamentale per la crescita. Ecco perché io spendo ancora il 20 per cento del mio tempo in azienda assumendo nuove persone. E ognuno di loro avrà alla fine un colloquio con me o con uno degli altri cofondatori di Personio”.