Il premier Mario Draghi e il ministro dell'Economia Daniele Franco (Ansa)

Verso il cdm

Manovra, scontro sulle pensioni. La Lega insiste: "Evitare ritorno alla Fornero"

Ruggiero Montenegro

Sul superamento di Quota 100 si annuncia battaglia: "Dare risposte concrete ai lavoratori", dice il sottosegretario all'economia del Carroccio Freni. Letta: "Sbagliato il metodo della quota". Fisco, previdenza, Rdc: i nodi da scogliere in vista del Consiglio dei ministri di giovedì

Sono le ore più calde, quelle decisive, per la manovra di Bilancio. Entro giovedì, prima del G20 di Roma, la Legge espansiva da oltre 23 miliardi di euro sarà approvata, sulla scia del Documento programmatico di Bilancio, inviato settimana scorsa a Bruxelles, in cui sono indicati i principali capitoli di spesa, e che prevede un budget di 7-8 miliardi da destinare al taglio delle tasse, puntando a stabilizzare il rimbalzo dell'economia di questi mesi,

 

Un impianto che, fanno sapere dal Mef, non potrà essere stravolto, ma che tuttavia non tiene il premier Mario Draghi al riparo dall'assalto dei partiti di maggioranza, e delle loro richieste. I nodi da scogliere sono molteplici, ma è sulle pensioni, su quota 100 (62 anni + 38 di contributi), che si consumerà in questi giorni la principale battaglia politica, interessando anche le altri parti sociali e i sindacati.

 

La riforma delle pensioni targata Lega, è stato già ampiamente fatto sapere da Palazzo Chigi, non sarà rifinanziata. Si tratta di definire in che modo utilizzare i 600 milioni a disposizione per andare oltre a misura, con il Carroccio che si batterà nella difesa del suo provvedimento bandiera, nel cercare di ottenere le condizioni migliori: "L'obiettivo è evitare un ritorno alla Fornero: la discussione per una riforma ragionevole è in corso. Inutile soffermarsi ora su numeri e quote: dobbiamo dare risposte concrete alle lavoratrici ed ai lavoratori che attendono di poter andare in pensione", ha detto questa mattina il sottosegretario all'economia della Lega Federico Freni. Per il momento l'ipotesi più accreditata è quella d di introdurre Quota 102 (64 anni +38 di contributi) nel 2022 e Quota 104 nel 2023 (66 anni +38 di contributi). Una proposta che intercetta solo parzialmente la richiesta della Lega che vorrebbe invece Quota 102 per almeno due anni. E ci sarà anche da convincere i sindacati confederali, pronti a battersi contro il ritorno, seppur graduale verso la Legge Fornero.

 

E ieri sera anche Enrico Letta è entrato nella polemica, “È sbagliato il metodo della quota. Quota 100 è stato un errore, è ovvio che chi ne ha usufruito è contento”, sono state le parole del segretario del Pd. Che comunque dovrebbe veder riconosciute almeno in parte le richieste del ministro del Lavoro Orlando, sulla riforma degli ammortizzatori sociali, la cui copertura sarebbe estesa anche alle aziende più piccole, attraverso uno stanziamento da circa 3 miliardi di euro, derivanti anche dal mancato rinnovo del Cashback. Una decisione, questa, che ha trovato le iniziali resistenze del Movimento 5 stelle, poi rientrate, davanti alla certezza che il Reddito di cittadinanza non sarà messo in discussione, quanto piuttosto rivisto nelle sue modalità, per evitare frodi in una platea di beneficiari che è aumentata in seguito alla pandemia, e inserendo meccanismi realmente penalizzanti per chi rifiuta proposta di lavoro congrue. C'è poi la questione del Superbonus 110percento che sarà prorogato fino al 2023 per i condomini, ma resteranno fuori villette e case unifamiliari, per cui l'incentivo scadrà a giugno 2022.

 

L'unica “certezza” restano comunque i 7-8 miliardi per abbassare la pressione fiscale, una finalità chiaramente indicata dall'esecutivo, e che trova in linea di principio d'accordo tutte le forze politiche, sebbene ognuno con le proprie prerogative: Forza Italia vorrebbe a tale scopo uno stanziamento ancora più grande ( così come Italia Viva), chiede di intervenire sull'Irap e sulle imprese, oltre che sul ceto medio, e vorrebbe anche archiviare definitivamente sugar e plastic tax (per ora solo rinviate di un anno). Per il Pd invece, è sull'Irpef che bisogna tagliare. Anche su questo, insomma, si dovrà trovare una sintesi, che probabilmente spetterà al Parlamento

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