le novità del decreto infrastrutture
Così il governo Draghi fa un passo avanti per la concorrenza nei trasporti
Dai tempi dei processi autorizzativi ridotti all'apertura delle fermate intermedie tra regioni: il decreto Infrastrutture completa la liberalizzazione dei bus a media e lunga percorrenza. Ecco cosa cambia per chi viaggia
Con il decreto Infrastrutture approvato dalla Camera la scorsa settimana e ora al vaglio del Senato, c'è finalmente una buona notizia in tema di liberalizzazioni. D'altra parte, il governo Draghi si è posto come obiettivo di incrementare la produttività e la competitività dell’Italia tramite dei processi di riforma del paese: tra questi il tema della concorrenza è centrale. E nel settore dei trasporti, indubbiamente un settore importante, il decreto introduce novità nel segmento dei bus a media e lunga percorrenza.
Questo settore riesce a coprire delle fasce di mercato e delle tratte che il treno non è in grado di andare a servire. Infatti, il servizio ferroviario, non può per sua natura coprire tutto il territorio, perché c’è la necessità di avere dei flussi di domanda rilevante. Un treno alta velocità trasporta ad esempio 460 passeggeri e pochi collegamenti tra città hanno la possibilità di avere una domanda così rilevante. L’apertura ad una vera concorrenza porta così a collegare nel migliore dei modi tante province italiane altrimenti isolate.
Il processo di liberalizzazione, a dire il vero, è iniziato nel 2005. Tuttavia, erano rimaste diverse limitazioni per poter parlare di un’apertura reale e completa. La stessa Autorità di regolazione dei Trasporti (con il parere 2 del 2017) aveva indicato quale fosse la strada migliore per portare i benefici ai consumatori e quali erano i punti chiave per una riforma del settore.
Nel trasporto bus a media e lunga percorrenza, infatti, vi erano ancora dei problemi legati alla burocrazia nei processi di autorizzazione e al contempo norme che di fatto bloccavano una vera e propria concorrenza. L’azione del governo e della commissione Trasporti è riuscita ad andare nella giusta direzione.
In primo luogo, il processo autorizzativo per l’apertura di una nuova tratta o di una modifica di una tratta esiste, necessitava un iter lungo anche diversi mesi. È chiaro che una tale burocrazia non permetteva di rispondere al meglio alle esigenze dei consumatori e in generale della domanda. Per poter portare velocemente benefici a tutti i consumatori, era dunque necessaria una modifica di snellimento del processo.
Un secondo punto rilevante, che la stessa Autorità di regolazione dei Trasporti aveva sollevato, era l’obbligo di servire almeno tre regioni e la non possibilità di vendere biglietti tra le fermate intermedie nella stessa regione. Tale limitazione non permetteva di servire al meglio il territorio, mentre oggi aver aperto anche su questo fronte consente una migliore connettività. Il criterio inserito nella riforma è quello relativo ai 250 chilometri di distanza minimo per i servizi a media-lunga percorrenza, un criterio che si ritrova spesso anche a livello europeo. Al tempo stesso, laddove esistevano oneri di servizio pubblico, questi rimangono, ma ora è possibile collegare i capoluoghi di provincia anche all’interno delle stesse regioni.
Tale liberalizzazione è estremamente importante perché introduce il criterio di distanza per il servizio minimo di media e lunga percorrenza, ma lascia la libertà agli operatori di servire meglio il territorio nazionale. Anche grazie all'incremento dell'intermodalità con altri mezzi di trasporto, in particolare con i treni alta velocità.
La riforma va dunque nella giusta direzione perché permette di portare i benefici della concorrenza non solo ai cittadini che vivono presso le stazioni dell’alta velocità, ma anche a quei viaggiatori che hanno la necessità di spostarsi con altri mezzi di trasporto tra le diverse città italiane. Come già notato nel settore ferroviario e in quello aereo, da un tale processo di liberalizzazione ci si aspetta un abbassamento dei prezzi, una crescita della qualità e un miglioramento della frequenza.
tra debito e crescita