gli sviluppi dell'opa

Tim, Gubitosi lascia le deleghe. Rossi è amministratore delegato

Mariarosaria Marchesano

Due strade separano Tim dall’accordo con Kkr: lo scorporo della rete e i piani di sviluppo della banda larga. Intanto il consiglio d'amministrazione affida la carica di ad al ceo di Tim Brasil

Comunque vada il cda di Telecom (ancora in corso), si delineano due quasi certezze per l’ex monopolista telefonico. La prima è che il suo futuro passerà molto probabilmente per lo scorporo della rete sulla quale viaggiano le comunicazioni e i dati, poiché questa operazione – seppure destinata a produrre un nuovo monopolio delle infrastrutture in Italia (a maggioranza pubblica?), cosa che in altri paesi europei si è cercato di evitare – appare ormai come l’unico modo per creare valore a valle di una Telecom zavorrata da 22 miliardi di debiti (secondo l’ultima ultima stima di Bloomberg) e incapace di migliorare la gestione operativa. Tant’è che si vocifera del terzo profit warning dell’anno, questa volta come conseguenza del contratto con Dazn perché all’appello manca qualche centinaio di milioni. Se e in quale misura potranno essere suddivisi debito e dipendenti (40 mila) tra servizi telefonici e infrastrutture di rete è uno dei nodi che finora hanno impedito la creazione della rete unica. Un altro scoglio è la valutazione di mercato della rete in rame che non è mai stata fatta in nessun altro paese del mondo. Ma se lo spin off dell’asset e la sua cessione dovesse essere l’unica strada per garantire a Telecom un introito che la metta in sicurezza e ne assicuri l’equilibrio dei conti per gli anni a venire è molto probabile che questi problemi si troverà il modo di superarli. 


La seconda quasi certezza è che i nuovi aspiranti padroni delle telecomunicazioni sono i grandi fondi di private equity, che per la prima volta puntano a entrare direttamente nella parte retail e commerciale del business oltre che in quella delle reti. E l’Italia sta diventando un banco di prova di un nuovo modello anche per effetto dell’approccio aperto mostrato dal governo Draghi (azionista di Telecom attraverso Cdp e nelle condizioni di esercitare la golden power) nei confronti della proposta preliminare di Opa avanzata da Kkr. “Le vicende del mercato le lasciamo al mercato – ha detto ieri sera il ministro dell’Innovazione tecnologica, Vittorio Colao –. Ovviamente seguiamo la situazione perché abbiamo a cuore la sicurezza delle reti e dei dati e, per quanto mi riguarda, i piani di sviluppo di banda larga e 5G fanno parte del Recovery Plan. Ma come ho detto, adesso si aspetta e si seguono i fatti”. Parole che sono risuonate quasi come un auspicio nelle ore in cui si volgeva l’infuocato consiglio di amministrazione di Telecom che, anche in seguito alla mossa dell’ad Luigi Gubitosi di lasciare le deleghe (in serata hanno preso consistenza le voci che la carica di amministratore delegato sarà affidata all’attuale presidente Salvatore Rossi mentre per Pietro Labriola, attuale ceo di Tim Brasil, è pronto l’incarico di direttore generale) è stato indotto ad avviare la discussione sull’offerta preliminare avanzata dal fondo americano Kkr e già bocciata dal primo azionista francese Vivendi, che ha trovato il prezzo di 0,505 euro per azione inadeguato.


Proprio perché il mercato deve fare il suo corso, non ci sarebbe da sorprendersi se, di fronte a resistenze di vario genere da parte del consiglio di Telecom, Kkr decidesse a questo punto di aumentare il prezzo dell’offerta. In questa prospettiva stanno circolando voci di colloqui esplorativi in corso tra Kkr e un altro fondo d’investimento interessato a Telecom, il britannico Cvc Capital Partners, per condividere lo sforzo finanziario.  “Lo scenario di un club deal di investitori appare più probabile di una guerra di offerte tra fondi per quella che sarà la più grande transazione di private equity in Europa”, suggerisce un’analisi di Banca Akros. Va detto che in questi tempi in cui il costo del denaro è ai minimi storici, le risorse finanziarie non sono un problema per questi soggetti molto liquidi e a caccia di opportunità di investimento, anche con un orizzonte temporale più ampio rispetto ai canonici tre-cinque anni. Di sicuro, quello che si deve evitare è indebitare ulteriormente Telecom, poiché questo potrebbe avere un impatto negativo sul rating come sottolineato dall’agenzia Fitch ieri sera. Per il resto, la partita è più aperta che mai

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