Dall'inflazione alle varianti il punto non cambia: i vaccini servono
Ondata pandemica, recessione e inflazione, se non è l’apocalisse si avvicina. In realtà il quadro non è così fosco. Governare il rischio vuol dire puntare sulla disciplina della pazienza
L’impatto sull’economia della variante Omicron può essere devastante, o del tutto marginale. Nel frattempo è proprio questa enorme incertezza a tenere in tensione i mercati, pronti a reagire in maniera forse eccessiva a qualsiasi dichiarazione, al momento per forza di cose non fondata su dati solidi, di una casa farmaceutica o di un’autorità scientifica. E’ così da venerdì, dopo la scoperta della nuova variante di Coronavirus. La giornata di ieri si è aperta con un crollo delle borse a causa delle dichiarazioni dell’amministratore delegato di Moderna, Stéphane Bancel, che ha dichiarato al Financial Times che gli attuali vaccini saranno molto meno efficaci contro la variante Omicron e che serviranno diversi mesi prima che le case farmaceutiche siano capaci di produrre vaccini specifici contro la nuova nuova variante e renderli disponibili su ampia scala. Le parole del ceo di Moderna hanno mandato nel panico gli investitori, perché potrebbero significare un salto indietro di un anno, nel mondo pre-vaccini, quando per rallentare la circolazione del virus erano necessarie restrizioni e misure devastanti per l’economia.
Non hanno certo contribuito a rassicurare gli investitori le parole di fronte alla commissione bancaria del Senato americano del presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, secondo cui la mutazione del virus pone “rischi per l’occupazione e l’attività economica, e aumenta l’incertezza per l’inflazione”, perché ridurrebbe la volontà a lavorare in persona e intensificherebbe quel fenomeno di interruzione delle catene globali di approvvigionamento che sta spingendo i prezzi all’insù. Forse è il caso di non usare più il termine “transitoria” per descrivere l’inflazione, ha detto il banchiere centrale, cosa che prelude a una politica monetaria meno espansiva.
Ondata pandemica, recessione e inflazione, se non è l’apocalisse si avvicina. In realtà il quadro non è così fosco. E dopo il crollo iniziale, la progressiva riduzione delle perdite delle borse ha riflettuto la minore preoccupazione dei mercati. Nel corso della giornata sono arrivate dichiarazioni più rassicuranti, ad esempio da parte dell’Ema, secondo cui sulla base dei dati attuali i vaccini “sembrano continuare a proteggere dalle forme gravi di malattia e dal rischio di decesso”. Insomma, se come pare, la variante Omicron dovesse essere più sfuggente e capace di infettare, i vaccini continuerebbero a evitare le conseguenze più pesanti sia per la salute sia per la sanità. E questo rende meno devastante, dal punto di vista sanitario ed economico, l’attesa di un vaccino aggiornato alla variante Omicron che, come ha dichiarato l’amministratore delegato di Pfizer Albert Bourla, può essere sviluppato “in circa 100 giorni”.
Diventa, però, a maggior ragione fondamentale la campagna vaccinale e, soprattutto, la terza dose. Non è un caso che tutti i paesi stiano passando a misure più drastiche per spingere le persone a vaccinarsi: in Grecia il premier di centrodestra Kyriakos Mitsotakis ha annunciato l’obbligo vaccinale per gli over 60 (multa di 100 euro per chi si sottrae); in Germania, dove la situazione è critica, il nuovo cancelliere socialdemocratico Olaf Scholz sta pensando di adottare il modello austriaco fatto di obbligo vaccinale generalizzato e restrizioni per i non-vaccinati. Anche l’Italia va nella stessa direzione con l’estensione dell’obbligo, il cosiddetto super green pass e l’accelerazione delle terze dosi. A prescindere dal colore politico, tutti i governi spingono sul vaccino come soluzione, se non risolutiva comunque indispensabile, per evitare lockdown. E se l’emersione di varianti più contagiose tende a infondere nei cittadini un senso di impotenza e di inefficacia dei vaccini, c’è un dato segnalato dal Financial Times che fa guardare con ottimismo, o con meno apprensione, al futuro anche dell’economia: dopo il 2020, ogni nuova ondata con varianti più contagiose, dalla alpha alla delta, è stata gestita con lockdown e misure restrittive sempre meno severe. Tutto merito dei vaccini.