il confronto
La guerra a bassa intensità a colpi di volantino tra Cisl e Cgil-Uil
La sigla di Sbarra rivendica i risultati raggiunti sulla legge di Bilancio analizzando punto per punto i dettagli della manovra. Mentre il linguaggio di chi ha indetto lo sciopero è più di battaglia e meno di contenuti
Dice Roberto Benaglia, segretario della Fim-Cisl e sindacalista di grande ragionevolezza: “Spero che dopo il 16 dicembre si possa continuare insieme a Cgil e Uil”. Perché lo strappo tra i sindacati è al momento una guerra a bassa intensità. Tutti sono molto attenti a non eccedere, sapendo che dopo il 16 dicembre, data dello sciopero indetto da Cgil e Uil contro la manovra, e dopo il 18, data della manifestazione della Cisl a favore manovra, verrà il 19 e si dovranno tirare le somme. Nessuno vuole trovarsi a contare le macerie di una unità sindacale che reggeva magicamente da ormai molti anni e che, anzi, nell’avvento di Maurizio Landini alla guida Cgil aveva trovato nuova spinta (il leader di Corso Italia rivendica spesso non solo la necessità dell’unità d’azione ma anche, in prospettiva, di una sorta di “fusione” di Cgi, Cisl e Uil in un unico e potente sindacato).
I due fronti tuttavia hanno il problema di convincere i propri iscritti della bontà delle rispettive decisioni prese: scioperare o non scioperare. E la battaglia – fondamentale, per poter stabilire chi ha vinto e chi ha perso – si combatte dunque a colpi di volantini, strumento antico e tipicamente sindacale che una volta si affiggeva nelle bacheche dei luoghi di lavoro e che oggi si diffonde sulle bacheche dei social network e via internet.
Il volantino della Cisl è netto e rivendica i risultati ottenuti grazie al “dialogo”. La manovra, si legge, è “espansiva, e grazie al costante impegno della Cisl assume la direzione di una maggiore equità e sostenibiltà sociale, producendo significativi risultati”. Segue uno specchietto grafico del “prima” e del “dopo” (vale a dire com’era la situazione, e cosa abbiamo ottenuto) diviso per i vari temi: previdenza, sanità, pubblico impiego, scuola, fisco, reddito di cittadinanza, ammortizzatori sociali, eccetera. In particolare, su fisco e pensioni, capitoli che hanno determinato la rottura di Cgil e Uil con il governo, Via Po dà un giudizio positivo: i 3 miliardi stanziati in origine per l’Iperf sono diventati 7 miliardi, la no tax area per i pensionati è salita a 8.500 euro, i contributi a carico dei lavoratori fino a 35 mila euro sono stati ridotti, il fondo per la non autosufficienza è aumentato. E ancora, sulla previdenza, si mette in risalto la piena rivalutazione delle pensioni per il 2022, l’ampliamento della platea dei “gravosi”, il requisito di età per Opzione donna sceso a 58 e 59 anni e, soprattutto, l’impegno per una riforma della legge Fornero, obiettivo vanamente inseguito fin dal 2012 e adesso a portata di mano.
Tutto un altro film quello che si legge sul volantino di Cgil e Uil: “La manovra non dà risposte sufficienti, vogliamo cambiamenti concreti”, è l’incipit tranchant. Rispetto alla rappresentazione della Cisl, che si affida a numeri e percentuali, il linguaggio del volantino pro sciopero è più di battaglia e meno di contenuti. Lo slogan è: “Insieme si può fare la differenza”. Segue elenco di richieste al governo: contrastare la precarietà, combattere l’evasione fiscale, riformare le pensioni, impedire le delocalizzazioni, varare una nuova politica industriale che conferisca un ruolo forte allo Stato in economia e, ancora, più risorse per la sanità, per la scuola, per la non autosufficienza, ridurre le diseguaglianze a partire dal Mezzogiorno, rilanciare la coesione sociale. Dal punto di vista del linguaggio si direbbe che il testo della Cisl tenda a parlare alla testa delle persone, mentre Cgil e Uil puntano al cuore, chiamando alla lotta per “non lasciare indietro nessuno”. Tra qualche giorno si vedrà quale sarà stata la risposta dei lavoratori. Quanto al rapporto tra le tre confederazioni, è ancora Benaglia a mettere una parola di ottimismo: spiega che con la Fiom ci sono stati già parecchi incidenti sul percorso unitario, vedi i casi Stellantis, Piaggio, Leonardo, eccetera, ma alla fine si è sempre continuato a lavorare assieme. Questa volta lo strappo è più serio, certo. Ma al momento sembra che nessuno lo ritenga irrimediabile.
tra debito e crescita