Vita dopo il Covid
Credit Suisse rimette in moto la finanza
Lo shopping della quattordicesima banca europea per capitalizzazione mostra la vitalità dei mercati Europa
La finanza si rimette in moto in vista di un “new normal”. A muovere le acque è ora il Credit Suisse: quattordicesima banca europea per capitalizzazione, sarebbe alla ricerca di un partner francese o italiano per una fusione, o addirittura una cessione, secondo le intenzioni attribuite al presidente Antonio Horta-Osorio. In Francia la candidata verrebbe identificata in Bnp Paribas, che capitalizza il triplo, mentre in Italia in Intesa (che vale il doppio) e Unicredit (valore lievemente superiore). La sproporzione tra candidati, e non solo quella, rende per ora impossibile ogni previsione attendibile: una fusione alla pari, operazione sempre difficile, porterebbe alla ribalta Unicredit, mentre una vendita totale o parziale farebbe guardare ai francesi o ad Intesa. Resta il fatto che il Credit, un tempo maggiore simbolo del potere finanziario della Svizzera, poi sovrastata da Ubs, ha oggi problemi di dimensione e soprattutto di strategia. Che riguardano i business ai quali la pandemia ha impresso un’accelerazione, e cioè le fusioni tra imprese e la gestione del risparmio privato.
Credit Suisse è forte nel primo e debole nel secondo, così come nel wealth management, il ruolo di advisor industriale. Per questi settori il vertice annuncia un rilancio, o addirittura la cessione. Comunque sia e al netto delle speculazioni, è un segno di vitalità dopo quasi due anni di gelo. Così come a ben vedere la dialettica (eufemismo) tra Federal reserve e Banca centrale europea sul come valutare l’inflazione, se temporanea o strutturale. Mentre dalla Fed giungono segnali di accelerazione al rialzo dei tassi, due giorni fa Christine Lagarde ha nuovamente insistito sulla prudenza: “Comprendiamo che l’aumento dei prezzi è una preoccupazione per molti e la prendiamo molto sul serio. Ma confidate che il nostro impegno per la stabilità dei prezzi è incrollabile”. E in fondo il fatto che un big bancario svizzero guardi ad una partnership europea (e non come in passato americana) è un segnale di evoluzione. C’è vita in Europa dopo il Covid.