ostaggi dei cavilli
La legge sullo sciopero nei servizi essenziali: una pazzia da rivedere. Storie dal treno
Una vicenda intollerabile in un paese civile. È ora che con un piccolo perfezionamento normativo si ponga fine all’interpretazione che ha prevalso fino a oggi
Il ragionier Gino Bruni, bergamasco, ha prenotato lunedì 3 gennaio un posto sul Frecciarossa 9647 che parte da Milano per Roma alle 16.30 del sabato 8 gennaio successivo, perché domenica deve prendere un volo intercontinentale da Fiumicino. Si fa dunque accompagnare dalla moglie alla Stazione Centrale, dove sul tabellone delle partenze constata con piacere che il suo treno partirà dal binario 13 in perfetto orario. Alle 16.15, appena il convoglio arriva al binario indicato, sale e si accomoda nel posto prenotato.
Senonché, alle 16.30 in punto l’altoparlante comunica che, a causa di uno sciopero, la partenza subirà un differimento di 30 minuti. Dello sciopero, che risulta essere stato proclamato da UGL e Orsa, nessuno ha avvertito il ragionier Bruni; il quale telefona all’agenzia che gli ha fatto il biglietto per protestare, ma si sente rispondere che Trenitalia non ha mai cancellato il treno 9647 dell’8 gennaio, né ha mai preavvisato di un ritardo nella sua partenza. Occorre pazientare: in fondo, si tratta soltanto di un ritardo di mezz’ora.
Il fatto è che il treno non parte neanche alle 17: vengono invece annunciati altri 20 minuti di ritardo. La signora Bruni, che ha atteso la partenza del marito prima di rientrare a Bergamo, si reca alla Sala Frecciarossa per avere maggiori informazioni; qui le dicono che il ritardo è dovuto alla mancanza di personale viaggiante: poiché i lavoratori non sono tenuti a comunicare preventivamente la partecipazione allo sciopero, Trenitalia si trova talvolta, come in questo caso, in difficoltà per sostituire il personale, che può aderire allo sciopero anche all’ultimo momento, senza preavvisarne i superiori.
Alle 17.20 l’altoparlante e i tabelloni della stazione annunciano un ulteriore ritardo di 15 minuti. Alle 17.30 l’ora di partenza annunciata viene ulteriormente spostata in avanti di 15 minuti. A questo punto la signora Bruni, molto preoccupata, chiede alla hostess della Sala Frecciarossa se non ci sia un rischio di cancellazione del treno; e si sente rispondere che purtroppo non si può escludere nulla. Poiché il ritardo è maggiore di un’ora, suo marito a questo punto può chiedere lo spostamento del viaggio a un altro giorno o il rimborso del biglietto.
Mentre i coniugi Bruni si consultano sul da farsi, il tabellone annuncia l’ennesimo rinvio della partenza di altri 15 minuti (che porta il ritardo complessivo a un’ora e mezza): a questo punto essi decidono che, vista l’ora e considerata la possibilità che alla fine il treno venga cancellato, per non rischiare di perdere l’imbarco sul volo intercontinentale del giorno dopo a Fiumicino l’unica è noleggiare un’auto. Si avviano dunque con il bagaglio all’agenzia Rentalcars, che sta dalla parte opposta della stazione rispetto al binario 13; la stipulazione del contratto è rapida: in 10 minuti il ragionier Bruni ha già in mano la chiave della vettura. Ma proprio mentre esce dall’agenzia sente annunciare che il treno 9647 per Roma è in partenza dal binario 13. Non sa se crederci o no, ma a buon conto torna di corsa verso il binario 13, trascinando la valigia con l’aiuto della moglie e arrivando giusto in tempo per vedere il suo Frecciarossa che lentamente si avvia a uscire dalla stazione.
Se una vicenda come questa è intollerabile in un paese civile (oltre che incompatibile con il prestigio e la credibilità del movimento sindacale), è ora che con un piccolo perfezionamento della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali si ponga fine all’interpretazione che ha prevalso fino a oggi, nel senso dell’esenzione dei singoli lavoratori dall’onere di informazione preventiva del datore circa la propria partecipazione all’agitazione.
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