La scimmia annoiata ma preziosa e i vip scatenati con gli Nft

Pietro Minto

Al di là delle prospettive di profitto immediato, alcuni endorsement di peso ai Non-Fungible Token sembrano seguire le logiche di un accordo pubblicitario. In Italia il fenomeno procede a rilento

Martedì scorso Paris Hilton è stata ospite del Tonight Show condotto dal comico statunitense Jimmy Fallon. A un certo punto, l’erede del patrimonio degli Hilton ha cominciato a parlare di Nft, i Non-Fungible Token al centro di una recente caccia all’oro nel settore crypto. Più precisamente, ha parlato di “scimmie”. Il riferimento era a una serie di particolare successo, il “Bored Ape Yacht Club”, che ha spinto molti utenti a spendere una fortuna per la “proprietà” di una scimmia personalizzata in stile cartoon. Fallon, in preda a un entusiasmo invero poco convincente, ha risposto che anche lui aveva una scimmia di quel tipo. Gelo. Se siete fan del silenzio imbarazzante, potete recuperare il tutto su YouTube (un sito di news ha definito lo spezzone “i 77 secondi più lunghi di sempre”).

     

    

Quello che l’ospitata di Hilton sembra dimostrare è la distanza che ancora separa l’hype sfrenato di cui gli Nft godono in alcune cerchie dalla sensibilità dell’americano medio – e non solo. A complicare le cose sono sicuramente i tecnicismi insiti nel funzionamento della blockchain, tecnologia su cui si basano le criptovalute e i  non-fungible token, Nft, i token non fungibili. Ma questi non sembrano aver fermato legioni di neofiti dal puntare i loro risparmi su Bitcoin o altre valute più o meno opache. Al di sopra del groviglio computazionale che li fa funzionare, i Bitcoin sono comunque una cosa piuttosto chiara: soldi.

    

  

Gli Nft non fanno che complicare ciò che era già complesso, creando un business – almeno per ora – sulla base dei certificati di proprietà di un’opera digitale. C’è però un problema: le scimmie di cui sopra, com’è ormai noto, possono essere viste da tutti. Chiunque può “salvare” un Nft come jpeg sul proprio computer; e allora, a che servono? Si tratta di un nodo particolarmente arduo da sciogliere, sospeso tra programmazione, diritto e filosofia. O forse una cosa che non ha senso.

  
Comunque sia, sarà anche per via di questa confusione che l’adozione di Nft da parte dei famosi – artisti, presentatori, attori – risulta piuttosto goffa, come dimostra la clip incriminata del Tonight Show.

    

La categoria di vip che si è dimostrata più a suo agio con lo sfoggio di questi token è quella dei rapper, da sempre piuttosto propensi a una certa ostentazione di oggetti di valore – reali o immateriali. E quindi ecco Lil Nas X, che da anni è attento al vento che tira, ma anche Eminem, che ha da poco sborsato 462 mila dollari per un singolo Nft. E poi la citata Hilton ma anche William Shatner, celebre attore di Star Trek, che ha imparato a guadagnare vendendo sue fotografie come Nft. 

  

Al di là delle prospettive di profitto immediato, alcuni endorsement di peso sembrano seguire le logiche di un accordo  pubblicitario. A inizio gennaio Matt Damon è stato protagonista di uno spot pubblicitario per il servizio crypto.com dai toni un pochino ridicoli. “La fortuna bacia i fortunati”, recitava lo slogan del video, in cui si tentava un ambizioso parallelo tra l’investimento nel settore e l’esplorazione spaziale. Pochi giorni dopo il sito ha ammesso di aver subìto un attacco hacker in cui sono stati persi beni digitali per 30 milioni di dollari: evviva i fortunati.

  

In Italia il fenomeno procede a rilento. Achille Lauro è stato tra i primi a investire negli Nft, creandone uno anche durante un suo concerto. Anche Alessandro Catellan ha annunciato di aver comprato il suo primo token, la scorsa settimana, con un post su Instagram i cui commenti sembrano dividersi nelle solite due categorie: utenti affini al settore che si complimentano e il resto del mondo confuso e un po’ deluso. Come se chi ha investito soldi in questo business non capisse la costernazione – o la repulsione – di chi, invece, preferisce un’idea di web – e di arte – libera, in cui tutto non è per forza di qualcuno, messo in vendita, al centro di una speculazione. Forse anche per questo Jimmy Fallon non è riuscito a convincere il suo stesso pubblico della sua mossa.

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