La manovra riduce la disuguaglianza, chi lo dice ai sindacati?

Luciano Capone

Cgil e Uil hanno scioperato contro il governo, ma la riforma fiscale e l'Assegno unico migliorano gli indicatori di disuguaglianza e "concentrano i loro effetti sulle famiglie con figli e con redditi più bassi", dice uno studio del Mef

“Le diseguaglianze sono aumentate, mi sembra sotto gli occhi di tutti”, diceva il segretario della Cgil Maurizio Landini annunciando lo sciopero generale del 16 dicembre contro il governo. “Abbiamo la necessità di rappresentare un paese dove non va tutto bene, dove aumentano le disuguaglianze”, gli faceva eco il segretario della Uil Pierpaolo Bombardieri che accusava il governo di comportarsi come un “Robin Hood al contrario”. Per diverse settimane, prima e dopo lo sciopero generale, il paese ha discusso della legge di Bilancio partendo dalle parole di Cgil e Uil che hanno descritto la politica economica del governo come uno strumento di redistribuzione dei redditi verso l’alto, a favore dei più ricchi. Ora probabilmente non interesserà più a nessuno, ma i fatti dicono l’esatto opposto: con la manovra del governo Draghi migliorerà sia l’equità orizzontale sia l’equità verticale del sistema fiscale.

 

A certificarlo è uno studio, da poco pubblicato e completamente ignorato, della direzione studi e ricerche del Dipartimento delle Finanze. Nello studio dal titolo “Assegno Unico Universale e revisione dell’Irpef: effetti distributivi sulle famiglie italiane”, i tecnici del Mef hanno valutato l’impatto delle due più importanti riforme fiscali del governo (entrambe pari a circa 6,9 miliardi, per un totale di 13,8 miliardi) utilizzando i principali indicatori di disuguaglianza e la conclusione è che “I risultati mostrano che l’effetto redistributivo complessivo è positivo: l’indice di Gini del reddito disponibile familiare diminuisce dell’1,65%, indicando una rilevante diminuzione della disuguaglianza del reddito disponibile per le famiglie italiane; l’indice di redistribuzione Reynold-Smolensky mostra un miglioramento significativo, con una variazione positiva pari all’8,41%. La riduzione dell’incidenza dell’imposta (-9,43 per cento in termini di aliquota media effettiva) è più che compensata da un aumento significativo nella progressività della riforma (+21,60% per cento dell’indice di progressività di Kakwani)”. Inoltre, le due riforme hanno un impatto positivo anche nella riduzione delle disuguaglianze territoriali: “Nel Sud Italia, l’indice di Gini calcolato per il reddito disponibile familiare presenta una riduzione maggiore rispetto al medesimo indicatore calcolato per le altre aree territoriali”. Insomma: “L’effetto redistributivo è maggiore per le aree del Mezzogiorno rispetto a quelle del Centro-Nord”.

 

L’effetto combinato della riforma fiscale e dell’introduzione dell’Assegno unico per i figli è un aumento della progressività, dato che i benefici sono più alti per i più poveri e decrescono all’aumentare del reddito. Il primo decile della distribuzione dei redditi (quello più povero) registra un beneficio pari all’11,6% del reddito disponibile (quasi integralmente dovuto all’Assegno unico più che alla riforma fiscale, visto che pagano poche tasse); per il secondo decile il beneficio è del 2,5% e così via, a scalare, fino al decile più ricco per cui il beneficio è dello 0,5%. “Nel complesso le due riforme presentano un impianto piuttosto progressivo, concentrando i loro effetti sulle famiglie con figli e con redditi più bassi”, scrivono i tecnici nell’analisi. L’impatto redistributivo della manovra è persino sottostimato, dato che prevede anche la riduzione di 0,8 punti dei contributi sociali (1,5 miliardi) per i redditi fino a 35 mila euro, che evidentemente lo studio del Mef non ha considerato trattandosi di un taglio valido solo per il 2022 e quindi non strutturale.

 

In pratica, i sindacati hanno scioperato contro una legge di Bilancio che riduce la disuguaglianza. Nella politica economica del governo non mancano spese distorsive, che favoriscono principalmente i più ricchi, come il bonus facciate e il Superbonus. Ma contro queste misure Cgil e Uil non hanno mai protestato. Sembra la piattaforma sindacale dello Sceriffo di Nottingham.

 

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali