Rilanciare il gas nazionale. La lettera dei dem Braga e Misiani
L’Italia è chiamata a prendere due decisioni fondamentali in materia di politica energetica. Niente ideologia sulle fonti energetiche di transizione.
Al direttore - Caro Cerasa, ieri, sulle pagine del suo giornale, l’articolo firmato da Carlo Stagnaro ha accusato il Partito democratico di non avere una posizione chiara sul gas. Questa lettura a nostro avviso confonde i diversi piani sui quali si muovono le nostre proposte. Approfittiamo dunque della sua disponibilità per esprimerle con la massima chiarezza. Nell’articolo, Stagnaro giustamente scrive che “naturalmente, la tassonomia e il rilancio della produzione nazionale [di gas] sono questioni distinte”. Sta qui il punto essenziale di tutta la questione. Le conclusioni a cui giunge l’autore però sembrano ignorare totalmente la sua stessa premessa. In queste settimane, infatti, l’Italia è chiamata a prendere due decisioni fondamentali in materia di politica energetica, entrambe ugualmente rilevanti, ma molto differenti per l’orizzonte temporale a cui si riferiscono.
Da un lato, l’aumento improvviso dei costi dell’energia impone l’adozione di misure di carattere emergenziale: di impatto immediato, ma di durata limitata, cioè fintanto che sarà necessario proteggere famiglie e imprese da dinamiche di prezzo insostenibili. Dall’altro, la cosiddetta “tassonomia verde” invita l’Italia e gli altri Stati membri dell’Ue a definire il perimetro delle attività “ecosostenibili”, che nei prossimi decenni potranno accedere a finanziamenti e incentivi pubblici – si legge nei considerando del Regolamento che istituisce la tassonomia – volti a “realizzare un’Unione [europea] a impatto climatico zero entro il 2050”. Fatte queste premesse, sembra piuttosto ovvio affermare che se il ricorso al gas è necessario – oggi – per limitare i costi dell’energia, non è compatibile – nei prossimi decenni – con gli obiettivi climatici fissati dal Green Deal. Davvero qualcuno può trovare contraddizioni in questa posizione? La politica energetica dei prossimi anni richiede necessariamente di trovare un equilibrio tra obiettivi con orizzonti temporali distinti. Non nascondiamoci: non è e non sarà semplice trovarlo, ma un dibattito pubblico serio non può evitare di affrontare la complessità della questione.
Le proposte del Partito democratico partono da questa consapevolezza e si fondano su un quadro interpretativo coerente: crediamo si debba partire dalla distinzione tra tre tipologie di fonti energetiche. La prima, le fonti verdi e rinnovabili, che traineranno la transizione ecologica e il cui utilizzo deve essere rafforzato e incentivato. All’estremo opposto, le fonti fossili più inquinanti – come carbone e petrolio – che devono essere abbandonate al più presto e il cui utilizzo deve essere disincentivato. Tra i due estremi, le fonti “di transizione”, proprio perché, pur non essendo green, servono per accompagnare il riorientamento dei nostri sistemi di produzione. Tra queste rientra evidentemente il gas, il cui utilizzo quindi non dovrebbe né subire ingiustificate limitazioni né però accedere agli stessi fondi pubblici riservati alle tecnologie verdi. Qualsiasi ragionamento e dibattito, a nostro avviso, deve partire da questa distinzione fondamentale, che tiene insieme fonti energetiche, tempistiche e, di conseguenza, strumenti diversi.
Le nostre quattro proposte, riprese da Stagnaro, si inseriscono proprio in questo quadro e vanno lette in relazione ai diversi orizzonti temporali di ciascuna di esse. La richiesta di ulteriori stanziamenti per contenere l’aumento dei prezzi energetici non è un obiettivo astratto, ma una proposta concreta per l’emergenza con l’obiettivo di produrre effetti visibili già nelle prossime settimane. L’aumento della produzione nazionale di gas – alla quale non ci siamo mai opposti ideologicamente e che oggi riteniamo senza dubbio necessaria – è una misura per la transizione che può portare risultati già entro l’anno prossimo e deve combinarsi con una decisa azione per diversificare le fonti di approvvigionamento di gas che tenga conto anche dei fattori geopolitici. Nuovi investimenti sulle energie rinnovabili e sull’efficientamento energetico devono proseguire di pari passo e sono volti al raggiungimento degli obiettivi al 2030 e al 2050, con benefici sia ambientali che economici.
Sono proposte che vanno nella direzione di trovare una convergenza larga tra le forze politiche, in linea con l’appello rivolto dal presidente Mattarella e coerenti con lo spirito unitario che questa settimana ha portato il Parlamento a introdurre la tutela dell’ambiente in Costituzione. Al tempo stesso, sono proposte che delineano l’ambizione di coniugare coesione sociale, politica industriale e obiettivi climatici. Aspetti strettamente connessi tra loro, su cui non sono possibili approcci semplicistici.
Chiara Braga
responsabile Transizione ecologica del Partito democratico
Antonio Misiani
responsabile Economia e Finanze del Partito democratico