IL BOLLETTINO DI FRANCOFORTE
La Bce scommette ancora sulla crescita. Ma sull'inflazione non cambia idea
Il mercato del lavoro sta recuperando e anche la pandemia ha allentato la presa sull'economia europea. Che però ora affronta altri problemi come l'aumento dei prezzi
“L’economia risente sempre meno delle nuove ondate della pandemia” è il messaggio di fiducia che emerge dal Bollettino economico della Banca centrale europea. Quello pubblicato oggi è il primo del 2022 e, oltre ad analizzare la situazione economica attuale dell’area euro, riporta alcune previsioni per l’anno appena cominciato.
Il documento racconta che finora la ripresa economica dagli effetti della pandemia c’è stata e prosegue bene. Anche il mercato del lavoro sta recuperando. L’ultimo trimestre del 2021 ha fatto registrare un rallentamento del prodotto interno lordo (aumentando solo dello 0,3 per cento), dopo due periodi di crescita sostenuta. Tuttavia, il pil dei 19 paesi che condividono l’euro è tornato ai livelli prepandemici già alla fine dello scorso anno.
Per il 2022 ci si aspetta una grossa crescita soprattutto nei mesi futuri - verso la metà dell’anno - quando servizi come il turismo e l’intrattenimento saranno ripartiti a pieno ritmo e la domanda per i beni energetici sarà minore. Inoltre, secondo la Bce, la crescita sarà “trainata da una vigorosa domanda interna”: un ulteriore segnale di normalità dopo mesi di consumi depressi o rinviati.
Dopo anni di assenza, l’inflazione è ora il principale elemento di incertezza economica, avendo “subito un brusco rialzo negli ultimi mesi”. A gennaio il livello dei prezzi è aumentato su base annua del 5,1 per cento, superando il dato già alto di dicembre (+5 per cento). In un momento di ripartenza economica globale – come quello degli ultimi mesi - è normale che i prezzi salgano, ma il livello dell’inflazione in Europa è stato acutizzato dall’aumento dei prezzi dei beni energetici. Nel Bollettino si legge che “il loro impatto diretto ha inciso per oltre la metà sull’inflazione complessiva a gennaio” ed essi spingono al rialzo i prezzi in molti settori”. Come i beni alimentari, il cui costo è aumentato a causa della crescita dei prezzi del trasporto, delle materie prime alimentari e dei fertilizzanti.
Stupisce però che nel documento la Bce definisca “sorprendente” l’aumento dei prezzi di gennaio. Perché l’aumento dovrebbe essere sorprendente se l’inflazione è presente ormai da molti mesi in Europa e non solo? Negli Stati Uniti, dove diversamente dall’Europa è imminente un rialzo dei tassi e il ritiro degli stimoli economici, l’inflazione ha superato il 7 per cento su base annua a gennaio. Nel Regno Unito, dove pure la Banca centrale ha aumentato i tassi per la seconda volta consecutiva a inizio febbraio, l’inflazione è aumentata fino al 5,5 per cento a gennaio. In fondo la Bce non ha preso alcuna posizione specifica, limitandosi a dire che le cause dell’inflazione sono momentanee e che agirà seguendo i dati.
La diminuzione dell’inflazione attesa a fine 2022 dipenderà molto dai prezzi energetici, su cui gravano anche ragioni geopolitiche. Nel frattempo, si stanno già allentando alcuni fattori globali dell’inflazione dato che, secondo il Bollettino economico, “le strozzature legate alle catene di approvvigionamento stanno dando timidi segnali di miglioramento. Infatti i costi del trasporto marittimo su alcune grandi linee commerciali sono in calo. Di questo ne ha già beneficiato, ad esempio, la produzione automobilistica mondiale, che ha registrato una lieve ripresa nel quarto trimestre del 2021”. Anche il mercato del lavoro si sta consolidando: pur con un continuo il ricorso a forme di cassa integrazione in Europa, la disoccupazione a dicembre è scesa di poco rispetto a novembre.
Grazie ai vaccini, è terminata la fase emergenziale della pandemia in occidente. Dalle difficoltà economiche legate alle chiusure e ai contagi si è passati alla fase di ripresa, che però deve ancora smaltire i fattori negativi scaricati dalla pandemia, come l’elevata inflazione. Per l’Unione Europea la fase successiva sarà il rialzo dei tassi e la reintroduzione del patto di stabilità.