Il capolavoro di Percassi che con l'Atalanta ha venduto un pezzo di cuore
L'offerta del gruppo di investitori capeggiati da Stephen Pagliuca va oltre ogni aspettativa. Così la famiglia di imprenditori bergamaschi, che in questi due anni ha subito il contraccolpo del Covid, ha colto la palla al balzo
Chi conosce Antonio Percassi, classe 1953, e la sua passione per il calcio e per l’Atalanta, squadra in cui da giovanissimo ha giocato e di cui è stato dirigente sportivo, assicura che non gli è stato facile cedere un pezzo del suo “cuore”, come lui stesso chiama il club nerazzurro rilevato 12 anni fa. Ma cuore e affari non sempre vanno d’accordo. E un’offerta come quella arrivata d’oltreoceano non si poteva proprio rifiutare. Non dopo che l’impatto del Covid si è fatto sentire nel 2020 anche sui conti del gruppo bergamasco, proprietario di centri commerciali e outlet, penalizzati dalle chiusure prolungate. La valutazione che dell’Atalanta Bergamasca Calcio ha fatto il gruppo di investitori americani capeggiati da Stephen Pagliuca, cioè circa 500 milioni di euro, va, infatti, oltre ogni aspettativa. Vuol dire che per il 55 per cento del club calcistico italiano che ha dimostrato di saper macinare profitti non con il giochetto delle plusvalenze ma allevando e valorizzando sul mercato i giovani talenti, gli americani hanno sborsato una cifra pari a 270-280 milioni di euro, liquidità che finisce dritta nelle casse della subholding della famiglia Percassi, la Dea, che manterrà una quota del 45 per cento.
Meno di un anno fa la società di consulenza Kpmg aveva fatto salire l’Atalanta al 24esimo posto della European élite, la classifica dei club europei più redditizi, attribuendogli un enterprise value di 364 milioni di euro. I risultati conseguiti dalla società sportiva negli ultimi cinque anni venivano definiti da Kpmg “impressionanti” sia dentro che fuori dal campo. Se si pensa che i Percassi hanno acquistato l’Atalanta tra il 2011 e il 2012 per 14 milioni di euro, peraltro in un momento non brillante della storia del club, si capisce che rivenderne il 55 per cento per una cifra venti volte superiore è stato un ottimo affare anche considerando gli investimenti che sono stati necessari per acquistare lo stadio dal Comune di Bergamo (8,6 milioni) e per ristrutturarlo. Pagliuca con Percassi condivide l’amore per lo sport: è managing partner e comproprietario del Boston Celtics, una delle maggiori squadre di pallacanestro degli Stati Uniti, dopo essere stato anche lui in gioventù giocatore di basket. Ma è anche uno che per mestiere valuta le aziende essendo co-chairman di Bain Capital, uno dei maggiori fondi di investimento del mondo.
Voci dicono che da qualche tempo l’uomo d’affari avesse messo nel radar la società di calcio con i colori di Bergamo diventata a livello mondiale città simbolo della lotta alla pandemia. Ma a un certo punto ha compreso che solo a due condizioni avrebbe potuto prenderne il controllo: con un’offerta choc e lasciando che Antonio e Luca Percassi continuassero a ricoprire rispettivamente i ruoli di presidente e amministratore delegato. Così è stato. “Abbiamo colto, con la mia famiglia, questa opportunità, con l’obiettivo di far crescere la nostra squadra scegliendo di rimanere legati al Club, che in oltre dieci anni abbiamo portato a risultati che forse nessuno si sarebbe aspettato da una squadra di provincia – ha detto Antonio Percassi - Ci attendono grandi sfide e la mia convinzione è che la partnership con investitori di così alto profilo non potrà che accelerare il nostro percorso di crescita”.
Antonio Percassi è un imprenditore molto eclettico, che si è fatto praticamente da solo e oggi il suo patrimonio è valutato oltre 1 miliardo di euro. Si deve a lui se in Italia esistono gli store Starbucks, Zara, Lego e molti altri. L’incontro con Luciano Benetton, nel 1976, lo convinse che il futuro del suo gruppo sarebbe stato negli immobili a uso retail, anche se negli anni si è fatto tentare da investimenti finanziari come quello in Alitalia nel 2014, rivelatosi non proprio un buon affare. Il gruppo ha stretto anche alcune partnership nel settore alimentare (Cremonini) e dell’intrattenimento (Briatore-Billionaire) e lanciato marchi propri, come quello della cosmetica Kiko, che tra vicende altalenanti è stato rilanciato dalla top manager Cristina Scocchia che, però, a gennaio ha lasciato per assumere la guida del caffè Illy. Il gruppo Percassi ha chiuso in rosso il bilancio 2020 (24 milioni di perdite) e con un deciso calo di fatturato per effetto del lockdown (472 milioni contro i 623,5 del 2019). Nel 2021 gli affari si sono decisamente ripresi per effetto delle riaperture, anche se non sono ancora disponibili i dati a livello di gruppo che, comunque, negli ultimi anni hanno beneficiato dei brillanti risultati dell’Atalanta.